Stop alla fuga di cervelli, l’India richiama i suoi medici dagli Usa
Il ministero indiano della Sanità non concede più i certificati “senza obbligo di ritorno” ai suoi studenti oltreoceano. Una volta laureati, solo il 30% degli indiani torna in patria. L’India ha un dottore ogni 2mila pazienti, gli Usa uno ogni 469.

Mumbai (AsiaNews) - Il ministero indiano della Sanità sospende i certificati "senza obbligo di ritorno", che permettono agli specializzandi di medicina che studiano negli Stati Uniti di restare oltreoceano una volta laureati. Il dicastero tenta così di fermare la fuga di cervelli, che negli ultimi tre anni ha contato 3mila futuri dottori. Troppi, considerando che l'India ha un medico ogni 2mila persone; gli Usa un medico ogni 469 pazienti. Secondo dati del ministero, nel 2011/2012 solo il 30% dei laureati negli Usa ha poi fatto ritorno in India.

Il Nori ("nessun obbligo di ritorno in India") è un certificato obbligatorio per i medici indiani che vogliono stabilirsi negli Stati Uniti, una volta completati i nove anni di formazione. Ironia della sorte, prima della partenza di uno studente, gli Usa chiedono al ministero della Sanità (di tutti i Paesi in via di sviluppo, ndr) di far compilare una "dichiarazione di necessità", in cui si afferma che "lo studente è autorizzato a partire e studiare medicina negli Stati Uniti, perché è tenuto a tornare e servire l'India".

Oltre alla sospensione del Nori, il governo indiano sta studiando alcune linee guida, che dovrebbero essere presentate entro gennaio 2013, ma saranno applicate anche agli studenti già in corso.

Per aumentare la forza-lavoro, di recente il governo ha modificato la National Council of Human Resources in Health Bill, che consente ai medici in possesso della Overseas Citizens of India Card di lavorare in India. Al momento, il Paese ha una densità di 0,5 dottori ogni 1000 cittadini. Il Medical Council of India intende ridurre lo squilibrio tra medico e paziente a un dottore ogni 1000 persone, entro il 2031.