Rinviato il processo di Rimsha Masih. Vescovo di Islamabad: proscioglimento immediato
di Jibran Khan
Questa mattina i giudici hanno aggiornato la seduta, concedendo più tempo agli inquirenti per concludere le indagini e presentare il rapporto. L’imputata non era presente in aula per motivi di sicurezza. La sua sorte è legata al processo contro l’imam che ha falsificato le prove; prima udienza prevista per il 16 settembre.

Islamabad (AsiaNews) - Il tribunale di Islamabad ha aggiornato senza sostanziali novità il processo a carico di Rimsha Masih, minorenne cattolica con problemi mentali, arrestata e incarcerata con l'accusa di blasfemia, che non era presente in aula per motivi di sicurezza. Questa mattina, nel corso di un'udienza lampo, i giudici hanno evidenziato che gli inquirenti devono ancora completare le indagini sulla vicenda e chiudere il fascicolo; per questo hanno optato per un rinvio, anche se la data non è stata al momento fissata. Il vescovo della capitale mons. Rufin Anthony, raggiunto da AsiaNews, lancia un nuovo appello per la liberazione della ragazza: "chiediamo ai giudici - afferma il prelato - il proscioglimento immediato" perché non ha commesso il fatto. In realtà, secondo gli esperti la sorte della ragazza e dell'iter processuale dipenderà molto dalle procedimento parallelo nei confronti di maulana Khalid Jadoon Chishti, il leader religioso islamico che ha montato false accuse per incriminare la giovane cristiana e cacciare l'intera comunità dalla zona per requisirne le proprietà.

La prima udienza del dibattimento a carico del religioso islamico è fissata per il 16 settembre e monta già l'attesa; difatti, al suo andamento è legato anche il dibattito in seno all'opinione pubblica per la "revisione" delle leggi sulla blasfemia, che troppo spesso sono sfruttate - come in questo caso - per colpire persone innocenti. Una vicenda che potrebbe diventare una "pietra miliare" nella storia del Pakistan e dar luogo a una modifica che metta la parola fine agli "abusi" derivanti dalla "legge nera". Una battaglia, ricordiamolo, per la quale hanno sacrificato la loro vita Shahbaz Bhatti, ministro cattolico per le Minoranze massacrato dai fondamentalisti il 2 marzo 2011 e, prima di lui, il governatore del Punjab Salman Taseer, ucciso dalla sua guardia del corpo.

I giudici hanno preferito quindi aggiornare il processo contro Rimsha Masih, che è rimasta nascosta in un luogo protetto per evitare possibili rappresaglie di frange fondamentaliste. La corte ha concesso altri giorni alle forze dell'ordine per completare il fascicolo di inchiesta, mentre si attende ancora la mossa dei legali della ragazza, che finora non hanno chiesto il proscioglimento. Una decisione che ha destato più di uno stupore, ma che è - con molta probabilità - legata alla volontà di capire quale direzione prenderà il procedimento a carico di  Khalid Jadoon Chishti.

Interpellato da AsiaNews, il vescovo di Islamabad/Rawalpindi chiede il "proscioglimento immediato" di Rimsha da ogni accusa, perché innocente e il fatto non sussiste. Mons. Rufin Anthony allarga quindi il discorso alla "legge nera" e agli abusi compiuti in suo nome. "Il Pakistan ha subito un processo di islamizzazione - afferma - in particolare con l'abuso nell'applicazione della legge sulla blasfemia al comma 295-C, punibile con la morte" per chi dissacra il profeta Maometto. I fanatici, continua, si sentono autorizzati "farsi giustizia da sé", molte volte grazie all'atteggiamento "passivo o complice" delle istituzioni e delle forze di polizia. In questo modo la blasfemia è diventata pretesto "per dirimere questioni personali" e chi è accusato "rischia davvero di essere ammazzato durante il processo o al momento del rilascio su cauzione". E "gli omicidi extragiudiziali, le minacce di morte e gli attacchi contro le comunità", conclude mons. Rufin Anthony, "sono lì a testimoniarlo".

Lo scorso 7 settembre i giudici hanno decretato il rilascio su cauzione della giovane, salutato con soddisfazione dalla leadership cristiana e dalla sua stessa famiglia in una intervista alla nostra agenzia (cfr. AsiaNews 07/09/2012 "Felice per la liberazione di mia figlia": ad AsiaNews, la gioia del padre di Rimsha Masih e Paul Bhatti: "felicità e soddisfazione" per il rilascio (su cauzione) di Rimsha Masih). Per la sua libertà sono state versate un milione di rupie (circa 9mila euro) e una eventuale restituzione sarà possibile solo se l'imputata sarà presente in aula, nel corso dell'udienza in cui sarà decretata la chiusura delle indagini.