Mumbai (AsiaNews/Agenzie) - È aria di crisi nel governo indiano, dopo la decisione del primo ministro Manmohan Singh di aprire il mercato al dettaglio alle grandi catene internazionali di supermercati. Annunciata il 14 settembre scorso, la riforma ha scatenato la ferma opposizione di Mamata Banerjee, chief minister del West Bengal e leader del Trinamool Congress, potente alleato nella United Progressive Alliance (Upa, coalizione di governo). Secondo la Banerjee tale manovra danneggia i tanti piccoli rivenditori indiani, e per questo sarà costretta a prendere "decisioni difficili" se il governo centrale non tornerà sui suoi passi entro domani.
Le criptiche parole della leader del Trinamool hanno generato confusione nell'opinione pubblica del Paese. Secondo alcuni, la Banerjee è pronta a far uscire il partito dalla coalizione Upa, nel caso in cui la riforma dovesse prendere piede. Una mossa, spiegano analisti politici, che renderebbe ancora più evidenti le difficoltà che sta affrontando il Congress, a tutto vantaggio dell'opposizione guidata dai nazionalisti indù del Bharatiya Janata Party (Bjp). Tuttavia - e forse proprio per placare ulteriori speculazioni -, Kunal Ghosh, membro del partito e stretto collaboratore della Banerjee, ha definito queste voci "infondate" e ha ribadito l'appoggio del Trinamool all'Upa.
La riforma prevede di accordare il 51% di investimenti esteri diretti ai multimarca, come Carrefour e Wallmart, e il 100% ai monomarca, come Nokia e Reebok. Al momento, tali operatori possono solo vendere all'ingrosso e non al singolo consumatore.
La proposta di Singh non è una novità: già nel novembre del 2011 New Delhi ha cercato di far approvare tale riforma. Tuttavia, all'epoca il tentativo è fallito prima ancora di partire, sempre per l'opposizione di alcuni alleati Upa e dell'opposizione. Se il premier dovesse vincere questo ennesimo braccio di ferro, si tratta di una riforma economica epocale per l'India, per varie ragioni: il suo commercio al dettaglio - in uno dei mercati in più rapida crescita al mondo - è stimato intorno ai 450 miliardi di dollari; dà lavoro a più di 40 milioni di persone; oltre il 90% degli scambi commerciali interni avvengono proprio attraverso i piccoli rivenditori locali.