Suore della Sacra Famiglia: 150 anni di missione in Sri Lanka
di Melani Manel Perera
L’anniversario cade il prossimo mese. AsiaNews ha intervistato suor Francisca Perera, superiora provinciale della congregazione. Le difficoltà degli inizi; l’apostolato dell’educazione tra bambine e ragazze; l’evolversi della missione, al passo con i tempi; la costante ricerca di comunione tra nord e sud. Per questi 150 anni, il tema scelto è “Verso la riconciliazione”.

Colombo (AsiaNews) - Il prossimo mese, le suore della Sacra Famiglia celebreranno i 150 anni di missione in Sri Lanka. Il loro arrivo nell'ex Ceylon è legato a mons. Sameria: quando venne ordinato vescovo di Jaffna (Northern Province), nel 1856, egli volle chiamare delle religiose dall'Europa, perché si dedicassero all'educazione delle ragazze del Paese. Oggi, le sorelle della Sacra Famiglia sono presenti sull'isola con 41 comunità nella sola provincia di Jaffna, e altre 54 nella provincia di Colombo. Il tema scelto per questo importante anniversario è "Verso la riconciliazione". Per l'occasione, AsiaNews ha intervistato suor Francisca Perera, superiora provinciale della congregazione in Sri Lanka.

 Ci racconti la storia dell'arrivo della Sacra Famiglia in Sri Lanka

È stato un viaggio molto toccante, emozionante e duro allo stesso tempo. Il nostro fondatore, Pierre-Bienvenu Noailles, la cui determinazione a diffondere la Buona Novella in tutto il mondo non conosceva confini, ha raccolto l'invito di mons. Sameria e ha mandato sei delle sue suore in Sri Lanka.

Partite il 6 settembre 1862, le religiose hanno attraversato mari, fiumi, canali, terre a loro sconosciute e deserti. Dopo 45 giorni di viaggio, hanno raggiunto Galle. Da lì, hanno proseguito fino a Colombo, da dove il 31 ottobre sono partite alla volta di Jaffna a bordo di un battello messo a disposizione dal Governatore. Il primo novembre, nel giorno di Tutti i Santi, sono arrivate a destinazione.

I loro inizi sono stati molto difficili e turbolenti. Le sorelle della Sacra Famiglia hanno affrontato molte sfide: notti insonni per colpa di serpenti e ratti sul tetto; piogge torrenziali che facevano marcire i loro letti; epidemie di colera e malaria; sentieri impervi. La fede e il totale abbandono alla Divina Provvidenza ha dato loro la forza e il coraggio di rispondere ai bisogni, con grande zelo e instancabile devozione.

Data l'urgenza visibile dei bisogni della popolazione, le religiose si sono subito date da fare. Il loro ministero è iniziato insegnando nelle classi d'inglese nelle scuole. Poi, sono passate anche agli orfanotrofi, le classi tamil, i corsi di cucito e i dispensari. A poco a poco, le sorelle hanno visto la loro dimensione diventare più viva. Nelle sue lettere, suor Xavier, all'epoca madre superiora, raccontava che gli orfani erano la loro consolazione, e il più bel dono per Dio.

In linea con il cambiare dei tempi, le sei religiose hanno iniziato ad occuparsi della loro formazione e di quella di altre religiose autoctone. Nel 1870, esse hanno esteso la loro missione a Kurunegala e Anuradhapura (North Central Province). Anche qui, le suore si sono dedicate all'insegnamento nelle classi di inglese e singalese; alla cura degli orfani e alla sanità. In seguito, la congregazione ha fondato nuove missioni nella Western Province, scegliendo Wennapuwa come centro nevralgico della loro opera. Jaffna lo è diventato per il nord.

Al momento, la provincia di Jaffna conta 41 comunità, mentre quella di Colombo 54. La scelta di installarsi in queste due aree [così diverse tra loro] è dettata per lo più per motivi di gestione. Data l'attuale situazione sociale e politica dello Sri Lanka, per noi è importante costruire ponti e lavorare come un'unica famiglia, per testimoniare la comunione nella nostra terra ancora divisa. Tenendo a mente questo obiettivo, abbiamo un centro per la formazione di base. Poi, organizziamo ritiri e seminari per entrambe le province, e lavoriamo in comunità miste. Anche a livello dirigenziale, le iniziative sono decise e intraprese tutti insieme. Questo ha portato una comprensione reciproca più profonda e a una crescita nello spirito d'amore, della comunione e della famiglia.

 

Come vi sentite rispetto a questo anniversario, e cosa avete preparato di speciale?

Sono piena di gratitudine verso Dio, che ha intrapreso questo cammino con noi, amandoci e dandoci la forza lungo tutti questi anni per creare e rendere vivo il carisma della Sacra Famiglia in quest'isola. Questi 150 anni evocano in tutte noi sentimenti di gioia, amore e profonda gratitudine verso le nostre pioniere, per il loro coraggio e lo zelo missionario. Inoltre, [l'anniversario] ci invita a riflettere sul nostro impegno: una sfida che continua con nuove prove, per rispondere ai segni dei tempi.

Abbiamo deciso di celebrare questo grande evento come un'unica provincia, il prossimo 13 ottobre, insieme a tutti i membri della Sacra Famiglia - le cinque vocazioni: apostolica, contemplativa, consacrata, laica e laica associata -, e i tanti bambini, giovani, adulti e sacerdoti. Nelle nostre comunità, la preparazione spirituale  è  iniziata il 14 maggio scorso, con una preghiera speciale. Durante il servizio, abbiamo ricordato l'arrivo delle nostre missionarie in Sri Lanka e il loro impegno incondizionato alla missione, anche con ringraziamenti e collette. Poi, ogni comunità ha organizzato personali iniziative, nelle quali ha ricordato l'importanza e l'influenza nate dall'incontro con le suore della Sacra Famiglia.

 

Quali sono le sfide più grandi che vissute dalla Sacra Famiglia in questi 150 anni?

Di certo, le sfide più difficili sono quelle affrontate dalle prime sei missionarie, sin dal loro arrivo, e durante l'espansione della congregazione. Penso al lavorare in una terra sconosciuta, con persone di culture differenti; difficili condizioni climatiche; epidemie; povertà; portare unità  e pace tra conflitti e divisioni.

Il grande colpo per la Chiesa in Sri Lanka è stato il passaggio delle scuole cattoliche sotto il controllo dello Stato, nel 1960. Questo ha provocato diverse conseguenze, sia per gli istituti che per gli studenti: la nazionalizzazione delle scuole di formazione e la carenza di insegnanti e fondi. Tuttavia, queste sfide hanno incoraggiato le suore a ripensare e rinnovare il loro impegno e la loro missione. Hanno trovato nuovi modelli di "presenza" nelle aree più remote, tra i poveri di altre religioni, soprattutto buddisti.

Come congregazione e come provincia, abbiamo anche sentito il forte bisogno di andare fuori dall'isola, dove ormai siamo una realtà solida in diverse diocesi. Per questo, le nostre consorelle srilankesi e di altre nazionalità hanno creato nuove missioni in Paesi meno sviluppati del nostro.

Trent'anni di guerra civile hanno causato un disastro nel Paese. Le suore della Sacra Famiglia hanno potuto incontrare i nostri fratelli e sorelle del nord, per aiutarli a risolvere l loro tragiche condizioni. Abbiamo potuto organizzare campi e ospedali, e per mesi abbiamo portato conforto e ci siamo presi cura di queste persone, senza differenze di credo.

 

Quali successi hanno ottenuto le suore della Sacra Famiglia?

Diffondere il nostro apostolato nelle aree meno sviluppate; essere una "presenza" per la gente, a prescindere da casta, religione o razza; mandare le sorelle come missionarie in altri Paesi, come Pakistan, Filippine, Sudafrica, Camerun, Ruwanda, Uganda, Congo, Botswana, Argentina, Francia, Italia e Gran Bretagna.

Per quanto riguarda la nostra formazione, abbiamo offerto alle novizie una preparazione più "pratica". Per questo, prima di prendere i voti facciamo fare un anno di esperienza fuori dal convento.

 

Suor Francisca, come affrontate il tema della riconciliazione?

La guerra civile ha portato diffidenza tra la gente del nord e del sud. Quello di cui c'è bisogno, è ricostruire questa fiducia perduta, e incoraggiare il dialogo tra le due comunità. Come congregazione, per il nostro 150mo anniversario abbiamo scelto il tema "Verso la riconciliazione" per riflettere ed elaborare cosa possiamo fare oggi in questo campo. In questi mesi, tutte le nostre missioni hanno organizzato seminari e programmi per sensibilizzare la popolazione sul tema. Nelle scuole, abbiamo coinvolto i bambini in progetti, che hanno visto tutti loro come protagonisti.