Giovani libici attaccano base di miliziani salafiti
La gente, stanca delle violenze e delle bande armate, ha bruciato la sede di Ansar al-Sharia, il gruppo sospettato di aver ucciso l'ambasciatore Usa Chris Stevens. La popolazione non accetta l'oppressione delle milizie e l'imposizione di un islam fondamentalista.

Bengasi (AsiaNews) - Centinaia di giovani dimostranti hanno attaccato la sede di Ansar al-Shariah, uno dei gruppi islamici più estremisti, cacciando i miliziani e dando fuoco all'edificio. L'attacco è avvenuto nella tarda serata di ieri, dopo una giornata di manifestazioni a cui hanno partecipato decine di migliaia di persone per "salvare Bengasi". Il raduno era stato organizzato per criticare le violenze avvenute in città, che hanno causato la morte dell'ambasciatore Usa Chris Stevens, di tre membri del suo staff, insieme a 10 guardie libiche nel consolato Usa di Bengasi. Proprio Ansar al-Shariah è sospettata di aver attaccato il consolato americano, lo scorso 11 settembre, sfruttando delle dimostrazioni critiche del film anti-islam, prodotto negli Stati Uniti.

La sede di Ansar al-Shariah è stata circondata dalla folla urlante "No alle milizie armate!"; i miliziani hanno cercato dapprima di sparare colpi in aria, ma poi son dovuti fuggire.

Un attacco simile alla sede di un'altra milizia della città, la brigata Sahaty, ha fatto tre morti. Dimostranti anti-milizia e polizia si sono scontrati per due ore, finché il gruppo armato non è fuggito. In un altro incidente una persona è stata uccisa.

Le dimostrazioni anti-milizia sono un fatto nuovo nel panorama libico. La gente è frustrata dalla mancanza di sicurezza, seguita alla caduta di Gheddafi. Molti gruppi islamici, che hanno aiutato a mettere fine alla dittatura del colonnello, non vogliono sciogliersi né accettare di entrare nelle forze dell'ordine. Esse agiscono spesso come bande di fuorilegge, attaccando spesso gruppi e persone che non ubbidiscono alla loro visione di un islam fondamentalista.