Tokyo contro Taipei: la "guerra" delle Diaoyu/Senkaku con cannoni ad acqua
Nel video della Nhk, le guardie costiere giapponesi hanno "assaltato" con getti d'acqua 60 pescherecci di Taiwan. Sempre alta la tensione in Cina contro sedi e prodotti giapponesi. L'uso del patriottismo per accecare i cinesi. Il viceministro degli esteri del Giappone รจ a Pechino.

Tokyo (AsiaNews) - Le guardie costiere del Giappone hanno combattuto una breve battaglia a colpi di cannone ad acqua contro decine di pescherecci taiwanesi e qualche naviglio militare di protezione che tentavano di entrare nelle acque territoriali delle isole Diaoyu/Senkaku. Gli isolotti sono contesi fra Tokyo, Pechino e Taipei.

Come ha mostrato la televisione nipponica NHK, le guardie costiere del Giappone hanno lanciato getti d'acqua ad alta pressione contro le imbarcazioni battenti bandiera di Taiwan. A loro volta, i taiwanesi hanno risposto anche loro con cannoni ad acqua. Solo nel primo pomeriggio le navi di Taiwan hanno lasciato la zona.

Osamu Fujimura, segretario di gabinetto ha dichiarato ai giornalisti che otto navi della guardia costiera di Taiwan e 40 pescherecci dell'isola avevano raggiunto le acque delle Senkaku. Un portavoce di Taiwan ha confermato che vi erano circa 60 pescherecci, giunti fino a pochi chilometri dalla costa e violando il limite delle acque territoriali.

Le navi erano partite il giorno prima dal porto di Suao, nel nordest dell'isola per affermare i diritti di pesca della flottiglia taiwanese.

L'arcipelago delle Senkaku è sotto la sovranità giapponese, ma i cinque isolotti e tre atolli sono rivendicati anche dalla Cina e dalla Repubblica di Cina, cioè Taiwan. Il braccio di ferro fra le due maggiori potenze economiche dell'Asia si è acuito in questi mesi in cui il governo di Tokyo ha acquistato alcune isole possedute da un privato giapponese. Attivisti di Hong Kong, Taiwan, Cina popolare e Macao hanno cercato con un'azione simbolica di piantare le loro bandiere su una delle isolette, ma sono stati presi dalle guardie nipponiche e rispediti in patria. In Cina vi sono state manifestazioni imponenti contro l'ambasciata giapponese con atti di teppismo contro auto, prodotti, negozi e fabbriche giapponesi, permessi o addirittura sostenuti dalla polizia di Pechino.

Secondo diversi analisti, le fiammate di patriottismo servono alla Cina per distogliere l'attenzione della popolazione dalla pesante crisi economica e dalle lotte di potere interne al Partito, prima del Congresso, che si dovrebbe tenere a metà ottobre.

In questa guerra della sovranità, la Cina sopporta di vedere sventolare anche la bandiera di Taiwan, altre volte considerata un'offesa all'unità e alla sovranità della Repubblica popolare. Pechino considera Taiwan una "provincia ribelle" e non ammette la presenza di suoi rappresentanti nelle assise internazionali.

Le isole tanto contese sono in una zona molto pescosa; si suppone che nel sottofondo marino vi siano anche ingenti giacimenti di gas; in più, la loro posizione è strategica essendo lungo le linee marittime più importanti.

Per cercare di disinnescare la tensione che rischia di ferire l'economia di Cina e Giappone, quest'oggi Chikao Kawai, vice-ministro nipponico degli esteri, si è recato a Pechino per un incontro con i suoi omologhi.