L'Onu condanna l'attacco siriano in Turchia. Damasco si scusa
Manifestazioni a Istanbul e in molte città turche contro la decisione del parlamento di Ankara di permettere azioni militari in territorio siriano. L'Onu sottolinea che la crisi a Damasco influenza la stabilità e la pace della regione.

Istanbul (AsiaNews) -  Il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha condannato l'attacco siriano al confine con la Turchia che ha ucciso una famiglia di cinque persone nella cittadina di Akcakale di Urfa. La dichiarazione sottolinea che la crisi siriana sta avendo un grave impatto sulla "stabilità e la pace della regione".

Intanto, il parlamento di Ankara, riunito ieri in emergenza, ha autorizzato azioni militari in territorio siriano. Il premier Recep Tayyip Erdogan ha però precisato che la sua nazione "non vuole iniziare una guerra con la Siria". Questa specie di "doppia verità" è necessaria al governo turco perché già da due giorni in tutto il Paese vi sono ingenti manifestazioni contro la guerra, accusando Erdogan di essere al soldo degli americani e dell'occidente.

La dichiarazione del Consiglio di sicurezza è stata ammorbidita dalla Russia - sostenitrice di Damasco -  che ha cercato di implicare anche la Turchia nel compito di abbassare la tensione. Anche l'Iran ha chiesto a "le due parti di dar prova di moderazione".

L'ambasciatore siriano all'Onu ha fatto notare che il Consiglio di sicurezza non è stato altrettanto pronto a condannare "gli attacchi suicidi terroristi che hanno colpito la città di Aleppo".

Nel tentativo di smorzare un'escalation che potrebbe portare a una guerra, ieri il governo di Damasco ha chiesto scusa per l'attacco ad Akcakale, definito "un tragico incidente" che non si ripeterà.

Fin dall'inizio della rivolta in Siria, Ankara ha appoggiato i ribelli anti-Assad, dando loro ospitalità all'interno delle sue frontiere e permettendo il passaggio di armi e denaro. Ma in questi giorni in cui si è sfiorato un conflitto regionale, il fatto nuovo sono le grandi manifestazioni contro la guerra tenutesi a Istanbul, Izmir, Mersin, Eskisehir da parte di diversi gruppi. In piazza Taksim a Istanbul (v. foto), migliaia di persone hanno gridato slogan a favore della pace e rifiutando di essere "soldati dell'imperialismo". Alcuni striscioni accusavano Erdogan e il suo partito di essere un burattino degli Stati Uniti. Secondo i manifestanti, l'occidente e gli Stati Uniti non hanno voglia di implicarsi nella crisi siriana e spingono invece la Turchia a farlo. I manifestanti hanno anche messo in luce che il governo, invece di implicarsi in una guerra contro la Siria, dovrebbe garantire libertà e sicurezza alla comunità kurda, che si trova a ridosso del confine con la Siria.