Tsoe, 55mo tibetano si autoimmola contro l'oppressione di Pechino
di Nirmala Carvalho
Tamdrin Dorjee, 62 anni si รจ dato fuoco lo scorso 13 ottobre davanti al monastero di Tsoe, nella contea di Kanlho (Tibet orientale). L'Uomo era il nonno del 7mo Gunthang Rimpoche, importante figura religiosa buddista del monastero di Labrang. La sua morte giunge poco dopo l'appello dei 400 leader in esilio ad abbandonare le immolazioni come metodo di protesta.

Lhasa (AsiaNews) - Un altro tibetano si dà fuoco per protestare contro l'occupazione cinese. Tamdrin Dorjee, 52 anni, si è auto-immolato lo scorso 13 ottobre vicino al monastero di Tsoe, nella contea di Kanlho, (Prefettura autonoma del Tibet, Tibet orientale). Il gesto è avvenuto intorno alle 13.00 ora locale. L'uomo è morto poche ore dopo per le ustioni riportate. Il suo corpo è stato rimosso dalle autorità.

Testimoni raccontano che la polizia ha creato un cordone di sicurezza intorno al luogo del suicidio. Egli è il 55mo tibetano a scegliere la via della morte con il fuoco per far conoscere al mondo la situazione drammatica della popolazione, oppressa dal regime di Pechino. Tandrim è il nonno del 7mo Gunthang Rimpoche, importante figura religiosa buddista del monastero di Labrang. L'uomo è morto nello stesso luogo, teatro in agosto del suicidio di una giovane donna madre di due figli.

Stephanie Brigden, direttrice di Free Tibet afferma: "Finché la Cina manterrà la sua morsa sul Tibet, la popolazione continuerà a chiedere libertà. Le proteste della Primavera tibetana non hanno intenzione di fermarsi. È ora che la comunità internazionale inizi a parlare anche della libertà dei tibetani".

Il monastero Tsoe è molto importante per i buddisti tibetani ed è stato fra i primi ad organizzazre le  grandi manifestazioni di protesta del 2008 contro il dominio cinese. Questo nuovo suicidio, giunge dopo l'appello  fatto nei giorni scorsi da 400 esuli tibetani provenienti da 26 Paesi, che si sono riuniti a Dharamsala per porre fine a questa modalità di proteste. Lo stesso Dalai Lama ha invitato i tebitani a non prendere decisioni drastiche, nonostante l'alto livello di repressione.

"Il Tibet - ha affermato il leader religioso - è un Paese scarsamente popolato, e nella situazione attuale perdere anche una sola vita è una grande perdita per il popolo tibetano. Cercate di conservare la vostra vita per il futuro".