La Marina cinese “provoca”: navi da guerra vicino al Giappone
Anche se i due governi si sono detti “pronti a riprendere i colloqui” sulle Diaoyu/Senkaku, la situazione è ancora molto tesa. Pechino manda nei pressi delle acque territoriali nipponiche un piccolo contingente armato. Tokyo “vigila”.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) - La Marina militare cinese ha inviato diverse navi da guerra nei pressi delle acque territoriali giapponesi. Lo denuncia il ministero nipponico della Difesa, secondo il quale i vascelli - fra cui 2 cacciatorpediniere - si trovano a meno di 50 chilometri dall'isola di Yonaguni riconosciuta a livello internazionale come territorio giapponese. Secondo alcuni analisti, si tratta di una "provocazione" di Pechino che riguarda la disputa sull'arcipelago conteso delle Diaoyu/Senkaku.

La flotta inviata dalla Cina prevede 2 cacciatorpediniere, di cui almeno uno con capacità missilistica, 2 fregate, 2 sottomarini e una nave appoggio. Un portavoce del Sol Levante spiega: "Si stanno muovendo verso nord, dall'Oceano Pacifico al Mar cinese meridionale. Sono in acque contigue, a 44 chilometri a sud-ovest da Nakanokamishima. Continueremo a vigilare". Per acque contigue si intende una zona navale nei pressi delle acque territoriali, ma ancora sotto il diritto internazionale della navigazione.

La provocazione cinese, dicono gli analisti, intende sottolineare che Pechino non ha intenzione di cedere sull'arcipelago conteso, che i cinesi chiamano Diaoyu e i giapponesi Senkaku. Lo scorso 12 ottobre, dopo circa due mesi di tensione crescente, Tokyo ha annunciato di essere pronta a riprendere i colloqui a livello diplomatico con la Cina. Sin dallo scorso agosto, le continue manifestazioni che hanno accompagnato le varie rivendicazioni hanno bloccato l'economia bilaterale.

Non è chiaro il valore delle isole contese. Si pensa che esse abbiano anzitutto un valore strategico, trovandosi sulla rotta delle più importanti vie marittime; altri affermano che oltre alle acque ricche di pesca, nel sottofondo marino vi siano sterminati giacimenti di gas. Nel 2008, come gesto di distensione, i due governi hanno firmato un accordo per lo sfruttamento e la ricerca congiunti nell'arcipelago, che tuttavia è rimasto lettera morta.