Alto rischio di violenze, la lega calcio egiziana rimanda l'apertura del campionato
Il ministero degli interni non può garantire le condizioni di sicurezza necessarie per disputare un match. Tifosi dell'Ahly, squadra cairota, chiedono giustizia per il massacro di 74 giovani ultras avvenuto il 2 febbraio scorso a Port Said.

Il Cairo (AsiaNews/ Agenzie) - La Lega calcio egiziana rimanda l'apertura della stagione calcistica a data da destinarsi. Le decisione è stata resa nota ieri sul sito ufficiale dell'Egyptian Football Association (Efa). Secondo i responsabili dell'Efa il ministero degli Interni ha bocciato la richiesta di riprendere il campionato il 17 ottobre a causa del rischio di nuove violenze e proteste.

La Premier League egiziana è ferma dal 1 febbraio scorso, quando 74 tifosi sono stati uccisi negli scontri esplosi fra le tifoserie dell'Ahly e dell'al-Masry nello stadio di Port Said. A bloccare la riapertura del campionato sono gli ultras dell'Ahly che con proteste e assalti alle sedi di squadre e altre tifoserie chiedono lo stop delle partite finché non saranno individuati i colpevoli della strage di Port Said.

Ieri, un gruppo dell'ala più estrema dell'Ahly ha assaltato la sede del proprio team per chiedere le dimissioni del presidente Hassam Hamdy accusato di guadagni illeciti per diversi milioni di euro quando era responsabile dell'agenzia pubblicitaria Al-Ahram. Questo è il quinto assalto in un mese. I tifosi sostengono che il consiglio di amministrazione della squadra e la commissione interna formata dopo i fatti di Port Said non avrebbe fatto nulla per la luce sul caso, dove secondo testimoni gli ultras cairoti sarebbero stati attaccati da quelli locali del Masry con  il benestare di organizzatori e forze dell'ordine. Secondo alcuni agli scontri avrebbero partecipato anche personaggi estranei la mondo al calcio, forse gli stessi "teppisti" accusati di aver fatto esplodere le violenze durante le manifestazioni dei Copti a Maspero.

Lo stop della partire ha scatenato proteste e polemiche all'interno della seria A egiziana che ha un indotto di circa 5 milioni di lavoratori. Molti club nazionali contavano sulla ripresa del campionato per risolvere le difficoltà finanziarie causate dalla cancellazione della scorsa stagione. Ieri, Mamdouh Abbas, presidente dello Zamalek, altra squadra del Cairo insieme all'Ahly, ha chiesto la cacciata dei rivali dal campionato per consentire alle altre squadre di continuare a giocare.  "Se il ministero dello Sport - ha affermato - non riesce a organizzare le partite, deve risarcire ciascuna squadra con un milione di euro per pagare bollette  e stipendi".