Bambini di strada a Bangkok: istruzione e lavoro per il loro riscatto
di Weena Kovidhavanij
Decine di migliaia di minori abbandonati, costretti a elemosinare o schiavi del racket del sesso. Una vita ai margini, senza la protezione dei genitori e tutela dei diritti. Il lavoro di associazioni cattoliche e non per garantire loro un futuro. La scuola unica via per un cambio radicale. Come testimoniano gli insegnanti con un passato trascorso sulla strada.

Bangkok (AsiaNews) - Abbandonati dai genitori, spesso separati e poco propensi a prendersi cura di loro, privi di istruzione e alcuni persino della cittadinanza, sfruttati da "amici" o adulti senza scrupoli, che li avviano al mercato del sesso. È la terribile sorte delle decine di migliaia di bambini di strada, che affollano vie, piazze e ponti delle più importanti città della Thailandia; fra queste la capitale, Bangkok, e ancora Pattaya, Phuket e Had-Yai. La maggior parte sono di nazionalità thai, ma ve ne sono molti altri che provengono dai Paesi limitrofi come la Cambogia e il Myanmar. I più fortunati seguono i genitori nei cantieri, racimolando piccoli lavori da operai; altri chiedono l'elemosina o si attrezzano con gli espedienti più vari per sopravvivere.

Di recente la Fondazione nazionale per la sanità (Nhf) e la Fondazione per una vita migliore dei bambini (Fblc) hanno organizzato un incontro pubblico dedicato alla "Soluzione sostenibile del problema dei bambini di strada". All'evento hanno partecipato attivisti, alcuni bambini di strada, insegnanti e personale volontario che, in passato, ha vissuto sulla sua stessa pelle la vita fra i marciapiedi. E tutti concordano nell'indicare l'istruzione scolastica e un lavoro, quali mezzi per un riscatto umano e sociale.

Zim, insegnante della Fblc che opera a contatto con i bambini, racconta di essere cresciuta "in uno slum a Klong Toey [area nel centro di Bagkok, ndr], assieme alla mamma e alla nonna. Mio padre non l'ho mai visto". La ragazza ha più volte saltato le lezioni e non faceva i compiti a casa. Un giorno ha incontrato la fondazione che si occupa dei bambini di strada e "ho avuto la possibilità di frequentare l'università". Ultimato il curriculum scolastico, si è dedicata all'insegnamento per i minori abbandonati, ai quali auspica che "la società dia loro una possibilità", così come è successo a lei che oggi si occupa di "80 bambini di strada".

Pong, insegnante presso il Mercy Center and Servant of the Poor (ente fondato nel 1973 dal redentorista statunitense p. Joseph Maier, con la collaborazione di suor Maria Chanatavarodom), ha vissuto per mesi in strada, prima di incontrare un amico che lo ha indirizzato al centro. "Vorrei restituire alla società - racconta il giovane, laureatosi grazie al sostegno del Mercy Center - quanto ho avuto la possibilità di ricevere". Egli racconta la vita in strada, costellata da corse in moto, vagabondaggio, richieste di elemosina e puntate alle sale giochi. Serve un lavoro di anni, aggiunge, puntando prima di tutto sul fattore educativo.

Thongpoon Buasri, coordinatore di Fblc, parla di oltre 30mila bambini di strada che godono delle cure delle varie associazioni che operano sul territorio, ma molti altri restano abbandonati a se stessi. La sfida più grande, conferma, è fornire istruzione a seconda delle loro capacità permettendo di studiare fino all'università oppure di trovare un lavoro. Inoltre, garantire loro cibo e latte, favorendo al contempo il legame fra madri e bambini.

In Thailandia vi sono 40 case che garantiscono ospitalità ai bambini di strada; fra queste, 17 legate al governo, mentre le altre appartengono a istituti e associazioni, anche cattolici. Negli ultimi tempi la crisi economica ha causato la chiusura di sei centri per bambini, sorti in precedenza grazie all'interesse di privati cittadini.