Pechino/Taipei (AsiaNews/Scmp) Cresce la tensione nello stretto di Taiwan, mentre Pechino si appresta a varare una legge anti-secessione durante l'Assemblea nazionale del popolo (Anp) il prossimo 6 marzo. L'incontro annuale del parlamento cinese si aprirà il 5 marzo e durerà 10 giorni. Secondo fonti ufficiali, sarà Wang Zhaoguo, vicepresidente del Comitato permanente dell'Anp a presentare la legge e a spiegare il senso di essa, che pone le basi legali per l'uso della forza contro Taiwan, se essa dichiara la sua indipendenza.
La bozza di legge è stata ratificata durante il 10mo Comitato permanente dell'Anp, lo scorso 13 dicembre. All'incontro, il presidente Wu Bangguo ha insistito che la legge mira a bloccare ogni tentativo di indipendenza da parte di Taiwan.
Nello stesso periodo, ai primi di marzo, l'Unione solidale di Taiwan (TSU), il gruppo indipendentista, ha programmato una marcia a Kaohsiung per sostenere la proposta di legge anti-annessione.
La marcia si terrà il 6 marzo, lo stesso giorno in cui a Pechino si discute e si approva la legge anti-secessione; secondo le previsioni la marcia raccoglierà almeno 50 mila persone. Lee Hsien-jen, direttore delle ricerche politiche del TSU ha dichiarato che "la legge anti-annessione mira a salvaguardare l'integrità politica dell'isola e la sua sovranità indipendente, cercando di mantenere la pace nello stretto e nella regione, insieme a stabilità, ma nell'uguaglianza e nella coesistenza". La legge dà al governo il potere di adottare le misure necessarie per la difesa e proteggere gli interessi del popolo e dell'isola di Taiwan.
Esperti affermano che Pechino ha già 600 missili puntati sull'isola. Da parte sua Taiwan sta cercando di modernizzare la sua potenza militare. Da tempo il governo di Taipei vuole acquistare armi dagli Stati Uniti per oltre 610 miliardi di NTD (pari a 15,3 miliardi di euro), ma l'opposizione al parlamento sta bloccando da mesi il varo del budget militare. Gli oppositori dicono che acquistare sottomarini, missili Patriot e aerei anti-sommergibili può scatenare una escalation militare con la Cina e una sua provocazione, portando al fallimento l'economia di Taiwan. Il presidente Chen Shuibian ha accusato l'opposizione di essere troppo accomodante verso il gigante comunista e ha programmato alcuni incontri con l'opposizione per diminuire le differenze.
Le tensioni fra Cina e Taiwan influenzano anche gli Stati Uniti. Gli Usa hanno da tempo scelto il principio di "una sola Cina" (e non due: Cina e Taiwan), ma essi sono anche legati a due condizioni: che la riunificazione fra Pechino e Taipei avvenga in modo pacifico e che, in caso di attacco della Cina, gli Usa interverranno a favore di Taiwan.
In questi giorni l'amministrazione Bush è sotto pressione da parte del Congresso, che critica con forza la legge anti-secessione di Pechino. "Il governo cinese spinge sempre più la situazione verso una conclusione violenta", afferma Carolyn Bartholomew della Commissione di revisione su sicurezza ed economia Usa - Cina. Per il presidente Bush, che ha giurato di sostenere la libertà durante il suo secondo mandato, "non è accettabile che il popolo di Taiwan cada sotto il dominio autoritario della Cina", ha detto la Bartholomew.
La sua commissione - che ha un mandato del Congresso - spinge verso un rapporto duro fra Usa e Cina su questioni di sicurezza e di commercio. Molti parlamentari Usa hanno espresso la loro contrarietà alla legge anti- secessione e hano chiesto a Pechino una copia della bozza, non ancora resa pubblica.