Tiene il cessate-il fuoco su Gaza: Israele e Hamas cantano vittoria
di Joshua Lapide
L'accordo esige la fine delle violenze e degli attacchi da entrambe le parti e la riapertura dei passaggi fra Gaza, Egitto e Israele. Manifestazioni di esultanza nella Striscia. Israele contento per le garanzie di pace alle popolazioni del sud. Mohamed Morsi applaudito per il suo contributo diplomatico. L'importanza dei 500 tunnel fra Egitto e Gaza per il contrabbando di armi e di beni.

Gerusalemme (AsiaNews) - Un cessate-il-fuoco firmato ieri sera da Israele e Hamas sulla Striscia di Gaza sembra tenere. L'accordo, sponsorizzato dall'Egitto, ha l'appoggio anche del Consiglio di sicurezza dell'Onu che ha chiesto alle due parti di essere fedeli alla firma e ha elogiato il presidente egiziano Mohamed Morsi per l'impegno diplomatico.

L'accordo prevede per Israele la fine di ogni ostilità per terra, mare e aria, la fine di ogni tentativo di incursione e di esecuzioni di individui: per Hamas e tutte le fazioni palestinesi, la fine di ogni ostilità a partire dalla Striscia di gaza, compresi i lanci di razzi e le violenze lungo i confini.

L'accordo chiede anche che a 24 ore dalla firma si proceda all'apertura di tutti i passaggi della Striscia verso l'Egitto e si inizi a pensare alla riapertura dei passaggi verso Israele, per far liberamente passare persone e beni.

A Gaza, l'accordo è stato salutato come una vittoria, con manifestazioni di festa durante la notte. Il portavoce di Hamas, Ihab Hussein ha rivendicato la vittoria, ottenuta con "la pazienza e il sangue del nostro popolo". Con la riapertura dei passaggi in Israele - che permetterà ai palestinesi di lavorare in Israele, "vivremo - ha aggiunto - nella calma e nella pace".

Anche Israele proclama vittoria. Mark Regev, portavoce del governo di Benjamin Netanyahu, ha dichiarato che "dal nostro punto di vista questa è una vittoria... E se ora emerge un considerevole periodo di pace e la gente del sud potrà avere una vita normale, per noi questo è un valore".

Osservatori fanno notare che l'operazione "Pilastro di difesa" ha avuto grande sostegno da parte dell'opinione pubblica in Israele e questo aiuterà Netanyahu nelle prossime elezioni il 22 gennaio.

Il vero vincitore sembra essere Mohamed Morsi, che è riuscito a fermare l'escalation della crisi, che avrebbe portato caos anche in Egitto, polarizzando gli egiziani nell'ostilità contro Israele. Morsi è riuscito a salvare i rapporti diplomatici con il vicino, pur mostrando un appoggio leale verso Hamas.

Esce invece perdente, o indebolito, Mahmud Abbas, il presidente dell'Autorità palestinese, che avendo la responsabilità dei Territori occupati, ha potuto influire sulla situazione di Gaza - in mano ad Hamas dal 2007 - solo con qualche colloquio con i diplomatici Usa, egiziani e della Lega araba.

Ma Hossam Zomlot, responsabile di Fatah, sottolinea che nella settimana di conflitto si è rafforzata l'unità dei palestinesi e che "la nostra abilità politica a spingere verso la riconciliazione è senza precedenti".

Zomlot fa notare che gli attacchi su Gaza hanno rafforzato la decisione di Abbas a presentare la richiesta all'Onu per domandare un innalzamento dello status della Palestina. Alla fine del mese, l'Assemblea generale delle Nazioni unite dovrebbe votare sulla richiesta di rendere la Palestina un osservatore non membro. Se vittoriosa, la Palestina potrebbe avere accesso ai tribunali internazionali e sfidare la politica coloniale di Israele nella West Bank, Gerusalemme est e a Gaza.

Un altro elemento "vittorioso" è il sistema di difesa missilistica Iron Dome messo in atto da Israele, che secondo l'esercito ha avuto un successo al 74%. Nell'operazione "Pilastro di difesa", l'esercito israeliano si vanta di aver colpito 1500 "siti terroristi", compresi 19 centri di comando, centinaia di rampe missilistiche sotterranee, 140 tunnel usati per il contrabbando, 26 fabbriche di armi.

Per la prima volta i miliziani di Hamas hanno usato missili a media gittata di fabbricazione iraniana, i Fajr 5, raggiungendo Tel Aviv e Gerusalemme.

La tregua impone un embargo sul traffico di armi che da Iran, Cina e Russia, attraverso Siria e Libano, o Eritrea e Sudan, giunge in Egitto e poi a Gaza, attraverso 500 tunnel. Secondo diversi studiosi, il contrabbando di armi e di beni attraverso questi tunnel dà lavoro ad almeno 70mila palestinesi di Gaza. Per questo è improbabile che pur con la tregua, il commercio si fermi.

Gli otto giorni di conflitto hanno portato la morte  a 158 palestinesi e a cinque israeliani.