Taipei (AsiaNews) - Da alcuni giorni è uscita anche la versione internazionale - doppiata in lingua inglese - del film indonesiano "Soegija", proiettato per la prima volta il 7 giugno scorso a Jakarta e incentrato su uno dei padri fondatori della nazione. Si tratta di mons. Albertus Soegijapranata, il primo indigeno a essere ordinato vescovo della Chiesa cattolica locale (cfr. AsiaNews 07/06/2012 Java centrale: prima assoluta di Soegija, docu-film sul vescovo "eroe nazionale"). Alla prima ufficiale della pellicola (clicca qui per vedere il trailer del film) ha assistito anche il presidente Susilo Bambang Yudhoyono, assieme ad alti funzionari dello Stato; ora il film, incentrato sui valori dell'identità nazionale, dell'indipendenza e della convivenza fra religioni diverse, ha fatto il suo ingresso anche a Taiwan, rilanciando i valori universali di "umanità e fratellanza".
Interpellato da AsiaNews nella tappa taiwanese, il regista del film Garin Nugroho spiega che "la figura di Soegijapranata mi ha attratto in un primo momento per essere il leader di un mondo religioso; egli è stato il primo vescovo indonesiano, nominato durante il periodo della Seconda guerra mondiale, che sconvolse l'Europa e poi l'Asia". In più, egli era "un autore, un pensatore, l'editore di una rivista cattolica di quel tempo. Era anche - prosegue il regista - un oratore con una rara capacità diplomatica che rivelava la dimensione politica dentro di lui. E infine nel film emerge il ruolo di Soegijapranata nel conservare i valori e incarnarli nella sua leadership nel bel mezzo di tutti questi sconvolgimenti".
Come afferma il produttore esecutivo della pellicola Y.I. Iswarahadi, "il film 'Soegija' è inteso come riferimento e come riflessione sulla nazione, sull'umanità e la fede del popolo dell'Indonesia: per quanto riguarda il concetto di nazione, vogliamo imparare lo spirito di Soegijapranata che ha lottato per la sicurezza e il benessere sociale, la pace e l'unità". Il vescovo ha elevato "il benessere sociale e la dignità di coloro che soffrivano" e in tema di fede ha insegnato a "integrare la nostra fede nelle nostre vite", come "una vera nazione" e non solo come "interesse del nostro gruppo".
"Questo film sceglie due momenti di transizione nella vita di Soegijapranata" prosegue il regista nel suo racconto ad AsiaNews. "La prima avviene a Semarang, durante l'occupazione giapponese. La seconda a Yogyakarta, quando accompagna i leader dell'indipendenza dell'Indonesia. A quel tempo la capitale è stata trasferita proprio a Yogyakarta. Lui è passato attraverso queste due grandi transizioni connesse a problemi economici, sociali, politici, culturali in ambito locale e internazionale". Nirwan Dewanto, l'attore che impersona Soegijapranata, sottolinea il sostegno alla nascente "nuova repubblica", un elemento "presente nei suoi scritti e nei suoi discorsi. Era un attivo sostenitore di questa repubblica. La sua frase 'cento per cento cattolici e cento per cento indonesiani' credo sia stata ripresa anche da altri leader religiosi" secondo "i principi della lotta di una nazione per la libertà del proprio popolo".
Il film è multiculturale, rappresenta le diverse etnie del Paese al tempo concentrate a Yogyakarta, la comunità cinese, e le due forze di aggressione esterna: giapponese e olandese. L'attrice di etnia cinese Olga Lydia, "madre" della piccola Ling Ling nel lungometraggio, racconta che "indonesiani e cinesi sono entrambi vittime della guerra, a prescindere dall'etnia o dalla religione di appartenenza: il vero nemico è la guerra, la violenza stessa". Costato più di un milione e mezzo di dollari, il film è considerato "epic movie" per gli standard indonesiani; alla sua realizzazione hanno contribuito anche molte persone semplici e desiderose di portare alla ribalta la figura del primo vescovo di nazionalità indonesiana. La cooperazione internazionale, oltre agli attori di diversi Paesi, emerge anche nella produzione: la fotografia è stata affidata a un esperto malaysiano del settore, Teoh Gay Hian, che ha filmato digitalmente con cineprese Arriflex, oltre che nella post-produzione avvenuta negli studi cinematografici thai di Bangkok.