Condannato a 3 anni e mezzo il nipote di Chen Guangcheng
Chen Kegui, 33 anni, si era opposto a degli agenti in borghese che senza autorizzazione stavano devastando la loro casa dopo la fuga dello zio, noto dissidente e attivista contro aborti forzati e Aids. Esperti definiscono il processo e la condanna “una farsa”.

Pechino (AsiaNews) - Dopo un processo farsa durato solo poche ore, il nipote del dissidente cieco Chen Guangcheng è stato condannato a 3 anni e 3 mesi di galera per "lesioni volontarie". Chen Kegui, 33 anni, ha fatto sapere che non presenterà appello contro la decisione. L'uomo si oppose agli agenti del regime comunista che, senza autorizzazione giudiziaria e in borghese, erano entrati nella casa di famiglia per cercare tracce del dissidente in fuga.

Chen Guangcheng, cieco dall'infanzia, nell'aprile del 2012 ha creato un terremoto diplomatico tra Pechino e Washington con la sua clamorosa fuga dagli arresti domiciliari a cui era sottoposto in maniera illegale dal regime comunista.

Chen Guangcheng, oggi negli Stati Uniti, è noto per le sue battaglie contro l'Aids e contro gli aborti forzati nella provincia dello Shandong. Subito dopo l'arresto, Chen Kegui era stato accusato di omicidio volontario: l'accusa non reggeva dato che non c'era alcun morto negli scontri dopo il raid.

Il giovane è stato comunque trattenuto per sei mesi dalla polizia della contea di Yinan, che gli ha impedito qualsiasi comunicazione con l'esterno e ha proibito ai suoi avvocati di incontrarlo. Il professor Jerome Cohen dell'Università di New York, uno dei massimi esperti mondiali di diritto cinese molto vicino alla famiglia Chen, definisce il processo una farsa: "L'udienza è stata condotta in maniera da impedire ogni forma di difesa e la presenza di qualsiasi osservatore. Le autorità hanno impedito all'imputato di incontrare gli avvocati che aveva nominato, e non gli è stata concessa opportunità di esercitare il diritto d'appello".