Papa: Giovanni Battista, per vivere il Natale del Figlio di Dio, non quello della società dei consumi
All'Angelus Benedetto XVI presenta la figura del precursore di Gesù. La nascita di Gesù, avvenimento storico che "sfata ogni lettura mitica". I suoi contemporanei non se ne accorsero, ma "per Dio i grandi della storia fanno da cornice ai piccoli!". Nei saluti ai pellegrini di lingua francese, un ricordo del dramma dei migranti, segnati da guerra o povertà. L'invito a una "solidarietà fraterna e gioiosa".

Città del Vaticano (AsiaNews) - "Nella società dei consumi, in cui si è tentati di cercare la gioia nelle cose, il Battista ci insegna a vivere in maniera essenziale, affinché il Natale sia vissuto non solo come una festa esteriore, ma come la festa del Figlio di Dio che è venuto a portare agli uomini la pace, la vita e la gioia vera". È il punto centrale della riflessione di Benedetto XVI prima della preghiera dell'Angelus insieme ai pellegrini in piazza san Pietro.

Riferendosi, come di solito, al vangelo della domenica (II di Avvento - C, Luca 3, 1-6), il papa ha presentato la figura di Giovanni Battista, il precursore di Gesù. Citando il suo libro appena uscito, "L'infanzia di Gesù", il pontefice ricorda che ". «Tutti e quattro i Vangeli mettono all'inizio dell'attività di Gesù la figura di Giovanni Battista e lo presentano come il suo precursore. San Luca ha spostato indietro la connessione tra le due figure e le loro rispettive missioni ... Già nel concepimento e nella nascita, Gesù e Giovanni sono messi in rapporto tra loro» (L'infanzia di Gesù, 23). Questa impostazione aiuta a comprendere che Giovanni, in quanto figlio di Zaccaria ed Elisabetta, entrambi di famiglie sacerdotali, non solo è l'ultimo dei profeti, ma rappresenta anche l'intero sacerdozio dell'Antica Alleanza e perciò prepara gli uomini al culto spirituale della Nuova Alleanza, inaugurato da Gesù (cfr ibid. 27-28)".

"Luca inoltre - aggiunge - sfata ogni lettura mitica che spesso si fa dei Vangeli e colloca storicamente la vita del Battista: «Nell'anno quindicesimo dell'impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore ... sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa» (Lc 3,1-2). All'interno di questo quadro storico si colloca il vero grande avvenimento, la nascita di Cristo, che i contemporanei non noteranno neppure. Per Dio i grandi della storia fanno da cornice ai piccoli!".

Già ieri, parlando dell'Annunciazione a Maria, Benedetto XVI aveva sottolineato che esso si è svolto nel silenzio. È stato "un avvenimento che, se accadesse ai nostri tempi, non lascerebbe traccia nei giornali e nelle riviste, perché è un mistero che accade nel silenzio. Ciò che è veramente grande passa spesso inosservato".

"Giovanni Battista - ha poi continuato - si definisce come la «voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri» (Lc 3,4). La voce proclama la parola, ma in questo caso la Parola di Dio precede, in quanto è essa stessa a scendere su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto (cfr Lc 3,2). Egli quindi ha un grande ruolo, ma sempre in funzione di Cristo. Commenta sant'Agostino: «Giovanni è la voce. Del Signore invece si dice: "In principio era il Verbo" (Gv 1,1). Giovanni è la voce che passa, Cristo è il Verbo eterno che era in principio. Se alla voce togli la parola, che cosa resta? Un vago suono. La voce senza parola colpisce bensì l'udito, ma non edifica il cuore» (Discorso 293, 3). A noi il compito di dare oggi ascolto a quella voce per concedere spazio e accoglienza nel cuore a Gesù, Parola che ci salva. In questo Tempo di Avvento, prepariamoci a vedere, con gli occhi della fede, nell'umile Grotta di Betlemme, la salvezza di Dio (cfr Lc 3,6)".

"Alla materna intercessione di Maria, Vergine dell'Avvento - ha concluso -  affidiamo il nostro cammino incontro al Signore che viene, per essere pronti ad accogliere, nel cuore e in tutta la vita, l'Emmanuele, il Dio-con-noi".

Dopo la preghiera mariana, salutando i pellegrini di lingua francese, Benedetto XVI, ha preso spunto dal tempo di Avvento come "un mettersi in marcia" per andare incontro al Signore, per ricordare il dramma dei migranti: "Questa realtà [mettersi in viaggio] è molto familiare alle persone obbligate a lasciare la loro regione per diverse ragioni, fra cui la guerra o la povertà. I migranti conoscono la precarietà e incontrano spesso poca comprensione. Possano essere accolti e avere un'esistenza degna! In questo tempo di preparazione al Natale, una solidarietà fraterna e gioiosa venga in aiuto ai loro bisogni e sostenga la loro speranza".