Taipei (AsiaNews) - A Taiwan, il film di Ang Lee, "Vita di Pi" è divenuto un successo. Ma è divenuto anche uno strumento metafisico e di dialogo interreligioso.
"Avevo scelto due interessanti testi introduttori per il corso di teologia fondamentale. Uno era il romanzo 'Vita di Pi' (少年PI的奇幻漂流) del canadese Yann Martel su cui poi è stato girato il film" dice padre Joseph Vu Kim Chinh (武金正神父). "Molti degli studenti che avevano letto il romanzo sono andati a vedere il film e sono rimasti contentissimi per aver assistito a un capolavoro artistico".
A Taiwan quest'opera artistica, proiettata nelle sale dal 26 novembre, ha un sapore particolare, anzitutto per essere diretta dal taiwanese Ang Lee (李安) già vincitore dell'Oscar per miglior film straniero nel 2000 e dell'Oscar per miglior regista nel 2005, primo regista di origine asiatica a vincere il premio che lo ha reso ancora più famoso nel mondo cinematografico. Lee ha vinto anche due Leoni d'oro a Venezia in soli tre anni (2005 e 2007).
La 20th Century Fox ha scommesso su di lui dopo aver contattato ben tre registi diversi che hanno poi abbandonato il progetto. Anne Chen (陳明林), docente di comunicazione e nuovi media all'università cattolica Fujen, commenta: "Ang Lee è un vero artista dell'immagine. Questo ha spinto la 20th Century a investire in modo pesante nella postproduzione per portare il romanzo sullo schermo, cosa da molti ritenuta impossibile. Probabilmente solo un genio del suo calibro poteva farcela". Lo scorso anno, per poter realizzare quest'opera, la 20th Century Fox ha investito anche a Taiwan, coinvolgendo il gigante dell'animazione cinematografica Rythm and Hues (R&H). La R&H è già all'apice nella tecnologia di animazione, ma tramite questo film ha sviluppato ancora di più le sue potenzialità, applicandole a un progetto internazionale in 3D.
La compagnia ha aperto un centro a Taipei e uno a Kaohsiung dove operano il CAVE (Cloud Animation and Visual Effects) per fare rendering delle immagini in tempo reale tra Malesia, India, Canada.
John Cai (蔡瑛龍先生), ingegnere informatico coinvolto nella produzione del film , spiega: "Grazie al CAVE, da una parte del globo lavorano su un'immagine, mentre da un'altra parte intervengono con altri cambiamenti, visti in tempo reale da tutti gli artisti allo stesso tempo: una cosa incredibile di cui anche Taiwan è fiera essendo all'avanguardia nell'innovazione informatica e nella costruzione di computer e semiconduttori. Kuala Lumpur, Vancouver, Mumbai e Los Angeles collegati tramite la 'nuvola' creata qui a Kaohsiung".
"Il regista - aggiunge - aveva provato diverse strade, ma solo questa notevole capacità tecnologica gli ha permesso di tradurre in immagine la sua idea di film".
"E' un film globale - spiega ancora p. Joseph - che vede un giovane protagonista indiano, nel Pacifico con il suo amico Richard Parker, che affronta i problemi riguardanti la propria sopravvivenza" . "La dimensione religiosa propria di un contesto plurireligioso come quello asiatico, è centrale nel romanzo e ben espressa nel film. Ecco perché in India e in Cina ha sfondato al botteghino. Non è solo una questione commerciale: i valori presenti sono ben percepiti dagli spettatori e la storia è presentata molto bene anche per i ragazzi e i bambini. Essa è in un certo senso molto lineare, senza parlare dell'impatto che ha l'immagine". Il 3D inoltre rende ancora più intimistico il senso del percorso di ricerca del protagonista: ci si mette gli occhiali e si è con lui lungo tutto il percorso.
"Nel romanzo come nel film vieni immerso in questo simbolismo dell'oceano e del cielo entrambi vastissimi che richiamano gli archetipi della vita stessa. Lungo tutta la sceneggiatura c'è un confronto fisico e c'è un confronto metafisico ben introdotto nei dialoghi iniziali, quando Pi è ancora in India con la sua famiglia".
Alla domanda "Perché ha scelto questo romanzo come introduzione allo studio della teologia?" padre Joseph risponde: "Un mio collega insegnante di filosofia a Manila me l'aveva suggerito, e una sera della scorsa estate l'ho letto. Mi ha subito colpito lo stile e le possibilità aperte per nuove proposte in campo di dialogo in generale e di dialogo interreligioso in particolare, che è qualcosa di cui abbiamo attualmente estremamente bisogno in ogni parte del mondo. Poi mi hanno detto che un certo Ang Lee stava girando un film. Io non sono un esperto di cinema, ma non immaginavo un blockbuster di queste dimensioni. A dir la verità sono andato a vederlo con un amico monaco buddista, dovevi vedere la fila di gente che aspettava... Lui ed io non andiamo mai al cinema, siamo topi di biblioteca, non sapevamo proprio cosa ci aspettava. Poi ci hanno fatto mettere quegli strani occhialini, incredibile, e alla fine siamo rimasti profondamente colpiti dall'esperienza e dalla forza che proveniva dalle immagini. Oserei dire che sono state due ore di percorso spirituale interiore. Col senno di poi, direi che sono stato fortunato nella scelta e soprattutto spero che il film semini speranza e voglia di vivere negli spettatori di tutte le età".