Rischiano la pena di morte 14 cattolici attivisti in Vietnam
di Joseph Dang
Essi sono accusati di "sovversione" perché denunciano la corruzione del partito e del governo su blog. Il processo avviene in questo periodo in cui l'attenzione dei media è ridotta, per evitare le critiche della comunità internazionale. La campagna contro attivisti e blogger è stata lanciata dal premier Nguyen Tan Dung lo scorso settembre e ribadita lo scorso 17 dicembre. In pericolo di vita la cattolica Maria Ta Phong Tan. Nel 2012 condannati almeno 40 attivisti e blogger.

Hanoi (AsiaNews) - Un gruppo di cattolici vietnamiti, attivisti per i diritti umani, rischiano la pena di morte. Il prossimo 6 gennaio essi saranno giudicati per aver violato l'art.79 del codice penale vietnamita sulla "sovversione" o "attività che mirano a sovvertire il potere del popolo", a cui si applica la pena capitale. Rischiano la condanna in 14: Hồ Đức Hòa, Đặng Xuân Diệu, Lê Văn Sơn, Nguyễn Văn Duyệt, Nguyễn Văn Oai, Nguyễn Xuân Anh, Hồ Văn Oanh, Thái Văn Dung, Trần Minh Nhật, Nguyễn Đình Cương, Nông Hùng Anh, Đặng Thị Ngọc Minh, Nguyễn Đặng Minh Mẫn, e Nguyễn Đặng Vĩnh Phúc.

Secondo cattolici locali, il processo è una cosa "vergognosa" perché tradisce il rispetto dei diritti umani e allo stesso tempo perché esso avviene nel periodo di Natale, quando l'attenzione dei media internazionali è molto bassa, per ridurre il più possibile le critiche della comunità internazionale.

Anche questo processo fa parte di una campagna lanciata nel settembre scorso dal premier Nguyen Tan Dung per fermare blogger e individui che diffondono notizie e critiche sulla corruzione dei membri del partito e del governo e sul loro arricchirsi durante la crisi finanziaria. Da allora molti blogger e internauti sono divenuti preda delle forze di sicurezza. La campagna senza esclusione di colpi è stata confermata lo scorso 17 dicembre durante una Conferenza nazionale sulla pubblica sicurezza, tenuta nella capitale, in cui Dung ha ordinato alla polizia di "prevenire la formazione di qualunque gruppo di opposizione politica".

La lunga lista di violazioni comprende l'arresto di Le Quoc Quan, notissimo avvocato cattolico e difensore dei diritti umani, catturato il 27 dicembre scorso con l'accusa ambigua di "evasione fiscale". Va notato che egli non può più esercitare la professione di avvocato perché è stato espulso dall'ordine  e dedica ogni suo sforzo per difendere i diritti umani attraverso le sue azioni e un suo blog.

I media statali hanno riportato che egli è stato arrestato mentre si recava ad accompagnare la figlia a scuola. P. Le Quoc Thang, segretario del comitato di Giustizia e pace, legato alla Conferenza episcopale vietnamita, ha espresso la preoccupazione della sua organizzazione sulle ripetute violenze contro Le Quoc Quan, che è membro del comitato,  e contro tutti gli attivisti cattolici. "Siamo profondamente amareggiati - ha detto p. Thang - dalle azioni del governo del Vietnam. Essi pretendono di garantire lo stato di diritto, ma il loro comportamento non è secondo la legge".

Il 28 dicembre, un tribunale di Saigon ha condannato a lunghi anni di prigione i blogger Nguyen Van Hai (conosciuto anche come  Dieu Cay), Maria Ta Phong Tan e Phan Thanh Hai.

Maria Ta Phong Tan, cattolica,  aveva creato il blog "Giustizia e verità" e ha già pagato un alto prezzo per il suo impegno: sua madre si era suicidata lo scorso luglio, dandosi fuoco davanti alla sede del Comitato del popolo a Bac Lieu.

Sul loro sito web, i Redentoristi vietnamiti accusano la polizia di usare violenze contro Maria Ta Phong mentre è detenuta. Essi avvertono che la sua salute è molto deteriorata e denunciano le forze di sicurezza di volerle causare disordini mentali per portarla al suicidio, come è avvenuto per la madre.

Ieri, nella chiesa del Redentore a Saigon si è tenuta una messa per la giustizia e la pace, con speciali preghiere per tutti i blogger arrestati. La celebrazione ha radunato migliaia di partecipanti, anche non cristiani, per esprimere il loro sostegno morale e la preghiera a tutti coloro che vengono imprigionati solo perché esercitano il loro diritto di espressione.

Secondo Human Rights Watch, nel 2012 in Vietnam sono stati condannati almeno 40 blogger, dissidenti e attivisti. Fra di loro, almeno 18 sono stati accusati di "condurre propaganda contro lo Stato", contravvenendo all'art.88 del codice.