Al via il processo contro gli stupratori di New Delhi
In cinque sono accusati di stupro e omicidio: se condannati rischiano la pena di morte. Il sesto colpevole, 17 anni, verrà giudicato in un tribunale minorile. Capo della Corte suprema: “No a reazioni violente e a giustizia fai-da-te. Ricordiamo tutti i crimini contro le donne, perché non colpiscono il corpo, ma l’anima di una persona”. Medico: “No alla castrazione chimica”.

New Delhi (AsiaNews/Agenzie) - Inizia oggi uno dei cinque processi con rito abbreviato (Fast Track Court, Ftc) contro cinque dei sei accusati per lo stupro e la morte di una ragazza a New Delhi, avvenuto il 16 dicembre scorso. Il procuratore distrettuale di Saket - dove si terrà il procedimento - presenterà le accuse a carico degli imputati, contenute in un rapporto di oltre 1000 pagine. Il sesto arrestato, un ragazzo di 17 anni, verrà processato in un tribunale minorile. Se dovessero essere riconosciuti colpevoli, i cinque rischiano la pena di morte.

Sebbene in India avvenga uno stupro ogni 20 minuti, il caso ha scatenato una forte reazione in tutto il Paese. Altamas Kabir, presidente della Corte suprema indiana, ha espresso "cautela" riguardo le manifestazioni della società civile, a tratti violente. "Anche se è un bene - ha dichiarato - che la gente abbia deciso di alzare la voce contro crimini del genere", è giusto "non lasciarsi trasportare da sentimenti pericolosi" e "invocare una giustizia fai-da-te". Lo stupro subito dalla ragazza, ha spiegato, "non è un caso isolato: gesti altrettanto terribili avvengono ogni giorno. Quel 16 dicembre, una bambina di 10 anni è stata violentata e poi bruciata viva".

"Questi - ha aggiunto il giudice - non sono crimini contro il corpo, ma contro l'anima di una persona. Non perdiamo di vista che una persona è innocente fino a prova contraria. Bisogna garantire la giustizia in modo trasparente, ma rapido, affinché la gente creda di nuovo che la magistratura sostiene l'uomo comune".

Secondo la popolazione, per arginare le violenze il governo deve prendere misure estreme: pena di morte, una lista con i nomi degli stupratori del Paese, castrazione chimica. Rispetto a quest'ultima opzione, parlando a nome di molti colleghie il dr. Amrendera Pathak, urologo al Bara Hindu Rao Hospitale la definisce "inutile e non pratica". Essa, spiega, "è usata nei casi di cancro alla prostata. Non solo il suo effetto è temporaneo, e può causare danni in soggetti 'sani', ma non affronta tutti quei fattori sociali e psicologici che spingono un uomo allo stupro".