Jakarta, cattolici in aiuto alle vittime dell’alluvione
di Mathias Hariyadi
Il governatore Jokowi ha dichiarato lo Stato di emergenza e lanciato un appello alla raccolta fondi per gli alluvionati. Il bilancio è di 11 vittime e migliaia di sfollati. Riso, acqua e generi di prima necessità vengono convogliati all’arcidiocesi della capitale, che opera da centro di raccolta e smistamento. L’adesione “entusiasta” dei fedeli all’appello lanciato dai sacerdoti.

Jakarta (AsiaNews) - I cattolici indonesiani hanno risposto all'appello delle autorità civili di Jakarta, avviando una raccolta di beni e generi di prima necessità per gli sfollati a causa delle pesanti alluvioni che hanno colpito la capitale (cfr. AsiaNews 17/01/13 Pesanti alluvioni e traffico intenso paralizzano Jakarta). Ieri il governatore Joko "Jokowi" Widodo ha dichiarato lo "Stato di emergenza", lanciando una richiesta ufficiale di aiuti; un quarto della capitale è allagato e, secondo fonti locali, il muro di acqua in alcuni punti ha raggiunto anche i quattro metri di altezza. Il bilancio accertato è di 11 morti, mentre sono decine di migliaia le persone rimaste senza tetto. Fra le zone più colpite l'area di Kampung Melayu, a East Jakarta, attraversata dal fiume Ciliwung, la cui esondazione è fra le cause principali degli allagamenti.

All'appello lanciato dalle autorità hanno risposto moltissimi gruppi di volontariato, organizzazioni attiviste e semplici cittadini, fra cui i cattolici. Nell'area di Kampung Melayu, la parrocchia di Sant'Antonio a Bidara Cina ha aperto le porte a fedeli e non, ospitando moltissimi sfollati e offrendo loro un riparo. All'iniziativa della Chiesa si sono uniti diversi gruppi di fedeli, i quali hanno provveduto a raccogliere cibo, bevande, acqua pulita e oggetti per la pulizia personale.

In Indonesia, nazione musulmana più popolosa al mondo, i cattolici sono una piccola minoranza composta da circa 7 milioni di persone, pari al 3% circa della popolazione totale. Nella sola arcidiocesi di Jakarta, i fedeli raggiungono il 3,6% della popolazione. La Costituzione sancisce la libertà religiosa, tuttavia la comunità è vittima di episodi di violenze e abusi, soprattutto nelle aree in cui è più radicata la visione estremista dell'islam, come ad Aceh. Tuttavia, come in questo frangente, essi sono una parte attiva nella società e contribuiscono allo sviluppo della nazione o all'opera di aiuti durante le emergenze.

Fra i molti esempi di solidarietà, vi è l'iniziativa lanciata da Theresa Rita, cattolica della parrocchia di San Giuseppe a Matraman, che ha risposto "con entusiasmo" al richiamo dei sacerdoti della capitale. Utilizzando smarthphone e social network, la donna ha inviato a una mailing list un appello alla raccolta dei cosiddetti "nasi bungkus", piccole sacche contenenti riso e acqua. La generosità della gente ha permesso di racimolare migliaia di questi piccoli pacchi, provenienti persino da altre diocesi dell'arcipelago.

Da Bogor, infatti, è partita una raccolta fondi promossa da Suparman Surjadi e dalla moglie Linda Nurtjahja, medico di professione, e da Ingrid Barata, tutti fedeli della parrocchia di San Francesco Saverio. "Abbiamo subito ricevuto milioni di donazioni" afferma Surjadi ad AsiaNews "inviati da moltissimi cattolici che hanno voluto sostenere la nostra missione". I beni raccolti vengono destinati al comitato per le attività sociali dell'arcidiocesi di Jakarta, che funge da centro di smistamento. All'opera di aiuti contribuisce in modo attivo anche la Conferenza dei vescovi indonesiani (Kwi), fornendo quanto necessario per alleviare le sofferenze della capitale paralizzata dalle inondazioni.