Cina: il Pil si mantiene in corsa, ma il divario sociale rischia di spaccare il Paese
di Chen Weijun
Presentati nello stesso giorno i dati relativi alla crescita economica cinese, buona ma non paragonabile ai ritmi del 2008, e (per la prima volta in 13 anni) quelli sulla disparità sociale: la nazione vive sotto la spada di Damocle della rivolta della popolazione, stanca delle ingiustizie della classe dirigente. Nel 2010 si sono verificate 180mila proteste pubbliche: quasi 500 al giorno.

Pechino (AsiaNews) - Il prodotto interno lordo della Cina è cresciuto del 7,8% nel 2012, ma il regime comunista deve affrontare l'aumento della disparità sociale ed economica che rischia di spaccare in due la nazione e provocare il crollo del sistema.

Il ritmo della crescita rimane sostenuto, ma molto inferiore a quello degli anni precedenti: la crescita del Pil nel 2011 era stato del 9,3%, toccando il 10,4% nel 2010.  Secondo i dati diffusi oggi dall'Ufficio centrale di statistica di Pechino, nel quarto trimestre dell'anno la crescita è stata del 7,9%, indicando una leggera ripresa dopo un anno di rallentamenti. I dati superano le aspettative del governo di Pechino, che nelle più recenti previsioni aveva parlato di un tasso di crescita del 7,5%. In termini assoluti, il Pil della Cina è stato nel 2012 di 8280 miliardi di dollari Usa.

Rajiv Biswas, analista della Ihs Global, dice: "I giorni della crescita inarrestabile della Cina sembrano finiti, perché sta passando dallo status di nazione a bassi salari a quello di nazione con salari medi. Per 30 anni sono cresciuti del 10 % annuo di media, ma ora sono in transizione. Va poi considerato che la popolazione continua ad invecchiare e hanno una diminuzione della produttività marginale del capitale. Sono indicatori a lungo termine che escludono, per il futuro, una crescita continua pari a quella degli ultimi decenni".

La legge sul figlio unico, la corruzione e soprattutto la disparità di benessere distribuito nella società sono i fattori principali che minano le possibilità di crescita della Cina. A causa di questi fenomeni, collegati in maniera diretta con la dittatura mono-partitica del regime comunista, si verificano nel Paese decine di migliaia di proteste sociali ogni anno. L'avvento di internet e una maggiore presa di coscienza sociale hanno amplificato i singoli casi, e il divario di ricchezza sembra il fattore più irritante per i cittadini.

I dati confermano: l'Ufficio nazionale di statistica ha rilasciato oggi, per la prima volta in 13 anni, i dati relativi al coefficiente Gini - il fattore che indica la disparità salariale e il divario fra ricchi e poveri - considerato uno degli indicatori più sensibili dal punto di vista politico. Per il 2012 il dato si attesta sullo 0,474: anche se rappresenta un calo rispetto allo 0,491 del 2008, va sottolineato che supera comunque la soglia dello 0,4 che - per gli analisti - è il confine che porta ai conflitti sociali. Va detto che l'università di finanza ed economia  di Chengdu (Sichuan) ha calcolato il coefficiente Gini a 0,6

Sun Liping, professore di sociologia presso l'università Qinghua di Pechino, rilancia i dati relativi alla protesta pubblica: nel 2010 le manifestazioni sono state circa 180mila, quasi 500 al giorno, e il doppio rispetto ai dati del 2006. Il Partito ha annunciato l'intenzione di "ridurre" questi numeri, ma non è chiaro in che modo ritenga di potervi riuscire.

La Cina è ancora sulla carta una nazione comunista, ma dalle riforme di Deng Xiaoping e la relativa apertura all'economia di mercato la società è stata spaccata in due: da una parte i ricchi, vicini alla burocrazia e al potere politico, e dall'altra un esercito di lavoratori a basso costo e con diritti inesistenti. Oggi la Cina ha 2,7 milioni di milionari in dollari americani e 251 miliardari, mentre il 13 % della popolazione vive con meno di 1,25 dollari al giorno.

Diversi analisti e dissidenti sottolineano che, senza una migliore redistribuzione della ricchezza interna e un aumento della media dei salari, il Paese è destinato a spaccarsi e a crollare. Ma Jiantang, capo dell'Ufficio nazionale di statistica che ha presentato oggi i dati sul divario sociale, è d'accordo: "Dobbiamo velocizzare la riforma dei salari e colmare questa differenza. Ma dobbiamo anche mantenere la crescita economica su buoni ritmi. Insomma, dobbiamo ingrandire la torta ma nel contempo dobbiamo dividerla in fette più simili fra di loro".