Papa: chi crede in Dio ha valori che non coincidono con moda e opinioni del momento
All'udienza generale Benedetto XVI apre una serie di riflessioni sul "Credo". ""In tante nostre società Dio è diventato il grande assente e al suo posto vi sono molti idoli ... e soprattutto il possesso e l'io autonomo". Appello per l'Indonesia colpita da una grande alluvione.

Città del Vaticano (AsiaNews) - Credere in Dio rende "portatori di valori che spesso non coincidono con la moda e l'opinione del momento", "chiede di adottare criteri e assumere comportamenti che non appartengono al comune modo di pensare", e di "non avere timore di andare controcorrente per vivere la propria fede, respingendo la tentazione di uniformarsi".

Questo significa in realtà quell'"Io credo in Dio", col quale comincia il Credo, la fondamentale professione di fede alla quale Benedetto XVI ha annunciato che, in questo Anno della fede, dedicherà una serie di catechesi per l'udienza generale. In quella di oggi, il Papa ha anche avuto un pensiero per l'Indonesia, colpita da una "grande  alluvione ha devastato la capitale Jakarta". Espressa la propria "vicinanza" alle persone colpite, ha lanciato un appello alla solidarietà "perché a nessuno manchi il necessario soccorso".

Quel "credo in Dio", al centro della riflessione di oggi è, ha detto alle ottomila persone presenti nell'aula Paolo VI, una frase "apparentemente semplice nella sua essenzialità, ma che apre all'infinito mondo del rapporto con il Signore e con il suo mistero. Credere in Dio implica adesione a Lui, accoglienza della sua Parola e obbedienza gioiosa alla sua rivelazione".

E' un Dio che "parla agli uomini come ad amici, parla a noi affinché, nella fede e con la fede, possiamo entrare in comunione con Lui", parla nella Sacra Scrittura. E sulla scia della Lettera agli ebrei, il primo esempio delle grandi figure bibliche che "credono e si affidano a Dio" è Abramo, "padre di tutti i credenti". In risposta alla chiamata divina, egli  "partì senza sapere dove andava...". Ma "come avremmo risposto noi a un invito simile, una partenza al buio, senza sapere dove Dio lo condurrà; è un cammino che chiede un'obbedienza e una fiducia radicali, a cui solo la fede consente di accedere".

.Allora, "quando affermiamo: Io credo in Dio, diciamo come Abramo: 'Mi fido di Te; mi affido a Te, Signore', ma non come a Qualcuno a cui ricorrere solo nei momenti di difficoltà o a cui dedicare qualche momento della giornata o della settimana. Dire 'Io credo in Dio' significa fondare su di Lui la mia vita, lasciare che la sua Parola la orienti ogni giorno, nelle scelte concrete, senza paura di perdere qualcosa di me stesso".

"La fede ci rende pellegrini sulla terra, inseriti nel mondo e nella storia, ma in cammino verso la patria celeste".

"In tante nostre società Dio è diventato il grande assente e al suo posto vi sono molti idoli ... e soprattutto il possesso e l'io autonomo. E anche i notevoli e positivi progressi della scienza e della tecnica hanno indotto nell'uomo un'illusione di onnipotenza e di autosufficienza, e un crescente egocentrismo ha creato non pochi squilibri all'interno dei rapporti interpersonali e dei comportamenti sociali".

"Eppure la sete di Dio non si è estinta e il messaggio evangelico continua a risuonare attraverso le parole e le opere di tanti uomini e donne di fede. Abramo, il padre dei credenti, continua ad essere padre di molti figli che accettano di camminare sulle sue orme e si mettono in cammino, in obbedienza alla vocazione divina, confidando nella presenza benevola del Signore e accogliendo la sua benedizione per farsi benedizione per tutti. È il mondo benedetto della fede a cui tutti siamo chiamati, per camminare senza paura seguendo il Signore Gesù Cristo. Ed è un cammino talvolta difficile, che conosce anche la prova e la morte, ma che apre alla vita, in una trasformazione radicale della realtà che solo gli occhi della fede sono in grado di vedere e gustare in pienezza".