Kuala Lumpur (AsiaNews) - Un gruppo islamico che aveva annunciato per oggi un "rogo delle bibbie" non si è presentato all'appuntamento. L'evento era stato pubblicizzato con dei volantini anonimi, invitando tutti i musulmani a un "festival per bruciare le bibbie in lingua Malay" che contengono la parola "Allah", da essi visto come un monopolio della cultura islamica.
I volantini anonimi erano stati distribuiti dopo che Ibrahim Ali, capo del gruppo Perkasa - che lotta per la supremazia del gruppo malay - ha invitato i suoi membri a bruciare le versioni in malay della bibbia. Alì aveva fatto la proposta dirompente dopo aver sentito voci che dei cristiani stavano distribuendo bibbie in malay a giovani studenti musulmani di Jelutong.
Il Malaysian Islamic Development Department (Jakim) ha accresciuto la tensione, diffondendo nei sermoni del venerdì scorso la notizia che "nemici dell'islam" stavano cercando di confondere i musulmani facendo credere che tutte le religioni sono uguali.
La polemica è legata alla questione del nome di Allah (Dio), usato da musulmani e da cristiani. Secondo i gruppi estremisti musulmani i cristiani non hanno diritto ad usare questo nome, proprietà esclusiva dell'islam. In realtà il nome arabo di Dio veniva usato dai cristiani ancora prima che nascesse l'islam. Negli anni scorsi vi è stato un intenso dibattito in Malaysia, che si è concluso nel 2009, quando l'Alta corte ha stabilito che i musulmani non avevano l'esclusiva.
Ma a fasi alterne il problema riemerge, soprattutto in occasione di elezioni politiche, come quelle che si terranno nel Paese il prossimo giugno.
Contro Ibrahim Ali e lo Jakim questa volta si sono scagliati diversi leader musulmani del partito Pas (Pan-Malaysian Islamic Party), accusandoli di seminare odio fra cristiani e musulmani.
Oggi mons. Sebastian Francis, vescovo cattolico di Penang, ha incontrato il leader spiritual del Pas, Datuk Nik Abdul Aziz Nik Mat, per offrire una torta per il suo 82mo compleanno.
Secondo il sito web del Pas, mons. Francis avrebbe detto che la nazione ha bisogno di persone che imitino l'esempio di Nik Abdul Aziz, e non i sentimenti provocatori di Ibrahim Ali.