Il “Gennaio nero” dell’informazione: la “finta” libertà di stampa dello Sri Lanka
di Melani Manel Perera
Dal 2005 a oggi ci sono stati 138 attacchi a istituzioni e rappresentanti dei media, e 17 giornalisti sono morti in circostanze poco chiare. Per omicidi, sparizioni forzate e incendi dolosi il governo non ha mai trovato i colpevoli.

Colombo (AsiaNews) - Anche quest'anno lo Sri Lanka ha celebrato il "Gennaio nero", per ricordare gli omicidi, le sparizioni forzate, gli incendi dolosi e le violenze subite da giornalisti e operatori dell'informazione in questi ultimi anni. Centinaia di giornalisti, attivisti per i diritti umani e politici dell'opposizione hanno partecipato alla manifestazione, tenutasi il 29 gennaio scorso al Lipton Circus di Colombo, a cui ha fatto seguito un incontro al Public Library Auditorium.

Questo è il secondo anno in cui si organizza l'evento, che deve il suo nome dall'alto numero di incidenti avvenuti proprio nel mese di gennaio. Molti di questi sono avvenuti tra il 2008 e il 2010: un periodo "caldo", tra le ultime fasi della guerra civile e le prime elezioni post conflitto.

Secondo Sunil Jayasekara, presidente del Free Media Movement, "negli ultimi 10 anni si sono verificati 138 attacchi contro reporter e testate, e dal 2005 17 giornalisti sono stati uccisi. In nessun caso è stato condannato qualcuno". Durante la manifestazione, i partecipanti hanno denunciato i tanti modi in cui il governo dello Sri Lanka, negli anni, ha tentato di imbrigliare l'informazione. Oltre a omicidi e sparizioni forzate, dal 2005 a oggi giornalisti e fotografi hanno subito interrogatori della polizia, minacce, sequestro di materiale, censura, "visite" della polizia nel cuore della notte in case private.

Tra i casi più eclatanti c'è quello di Lasantha Wickrematunga, direttore del Sunday Leader, assassinato l'8 gennaio 2009 da due sconosciuti, o di Prageeth Ekneligoda, vignettista politico scomparso nel nulla il 24 gennaio 2010. Su di lui, la polizia ha sempre sostenuto si sia "allontanato volontariamente".