Kashmir, false accuse su Facebook: folla tenta di linciare 12 turisti
di Nirmala Carvalho
Nessun ferito grazie all’intervento della polizia. Il Global Council of Indian Christians (Gcic) denuncia la crescente persecuzione nello Stato indiano del Jammu e Kashmir. In una foto apparsa sul social network si accusano i cristiani di praticare conversioni forzate.

Srinagar (AsiaNews) - In base a false accuse di conversioni forzate, sempre più spesso i cristiani nel Kashmir indiano sono vittime di persecuzione. È la denuncia di Sajan George, presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic), dopo la tentata aggressione subita da un gruppo di 12 turisti stranieri, accusati su Facebook di praticare conversioni forzate a Tangmarg, zona a nord del Jammu e Kashmir. Il fatto è avvenuto nella tarda serata del 2 febbraio scorso.

Intorno alle 10 di sera una folla di persone si è radunata davanti a un hotel di Srinagar, la capitale, lanciando pietre contro i muri e chiedendo il processo immediato degli stranieri, otto americani e quattro coreani. Intervenuta sul posto, la polizia ha perquisito bagagli e documenti dei turisti. Non trovando nulla, gli agenti hanno disperso i manifestanti. Nel controllare i passaporti, le forze dell'ordine hanno riferito che il gruppo ha visitato anche altri Paesi islamici, tra cui l'Afghanistan, l'Uzbekistan e l'Azerbaijan.

A scatenare la violenta reazione è stata una foto pubblicata sulla pagina Facebook Gulmarg News. L'immagine ritrae tre ragazze orientali, mentre la didascalia avverte "Attenzione Kashmir!!! L'islam in Kashmir è sotto attacco, cristiani cercano di convertire musulmani", raccontando la testimonianza di un ragazzo che in cambio di cioccolata sarebbe stato costretto ad abiurare l'islam e passare al cristianesimo.

Sajan George nota: "La vita dei cristiani nello Stato è faticosa, e sempre più spesso sono costretti a praticare la propria religione in clandestinità". Secondo un rapporto diffuso dal Gcic, nel 2012 il Jammu e Kashmir ha registrato cinque incidenti anticristiani. Un caso esemplare risale al 2011, quando il rev. Chander Mani Khanna, pastore anglicano della All Saints Church, è stato arrestato per aver battezzato sette musulmani e poi incriminato da un tribunale islamico per proselitismo e conversioni forzate.