Shahbagh, la “piazza Tahrir” del Bangladesh contro i crimini di guerra
di Sumon Francis Gomes
Centinaia di migliaia di persone a Dhaka chiedono la pena di morte per i membri del partito islamico responsabili di massacri, torture e stupri durante la guerra d’indipendenza (1971). Intanto, anche i sostenitori del Jamaat-e-Islami mettono a ferro e fuoco la città.

Dhaka (AsiaNews) - Continua da 10 giorni la protesta di centinaia di migliaia di persone in Bangladesh contro i crimini di guerra commessi dal partito islamico Jamaat-e-Islami nel 1971. Nella serata di ieri, uomini e donne di ogni età ed estrazione sociale hanno tenuto una veglia in memoria delle vittime del conflitto a Shahbagh, noto quartiere di Dhaka. Da molti l'area è già stata ribattezzata la "piazza Tahrir" del Bangladesh, perché mai prima d'ora la società civile aveva espresso in modo così netto la sua opposizione a quanto accaduto durante la guerra di liberazione.

Il movimento è nato su internet grazie ad attivisti e blogger, dopo la condanna al carcere a vita di Abdul Quader Mollah, leader del Jamaat responsabile di stupri, massacri e torture durante la guerra che ha portato l'indipendenza dal Pakistan e la creazione del Bangladesh. In breve tempo, il movimento si è trasformato in una protesta di massa, che dal 5 febbraio scorso ha invaso l'area di Shahbagh chiedendo la pena di morte per Mollah e gli altri responsabili.

Secondo Dipti Das, ex studente dell'università di Dhaka e membro del movimento, "la nazione non può dimenticare questi criminali". Per rendere più efficace la protesta, nel corso di questi 10 giorni la gente ha boicottato tutte le attività commerciali, gli uffici, le banche e i circoli culturali posseduti da leader del Jamaat-e-Islami.

Intanto, non si fermano i disordini provocati da sostenitori del partito islamico, che contestano i giudizi dei tribunali di guerra relativi a personalità del Jamaat. A cadenza ormai regolare, questi militanti organizzano degli hartal (sciopero), che spesso degenerano in episodi di violenza con la polizia. Nell'ultimo di questi, avvenuto il 13 febbraio scorso, una persona è morta.