Leader nepalesi maoisti accusati di violenze davanti all'Onu
di Kalpit Parajuli
I vertici del governo maoista boicottano la 22ma riunione del Consiglio Onu per i diritti umani in programma a Ginevra. Su di loro pendono accuse di crimini avvenuti durante la guerra civile. Nel 2012 vi sono state 3521 casi di violenza e omicidi sommari.

Kathmandu (AsiaNews) - Troppe violazioni dei diritti umani, casi di impunità e insicurezza nel Paese spingono il governo maoista ad abbandonare il Consiglio Onu per i diritti umani (Unhrc). Molti leader di spicco sono responsabili di crimini contro l'umanità e temono il giudizio della comunità internazionale.   

La 22ma riunione dell'Unhrc si terrà a Ginevra nei prossimi giorni, ma Kathmandu non parteciperà. Narayankaji Shreshtha, vice Premier e ministro degli Esteri, Lilamani Poudel, capo della segreteria e Durga Bhattarai segretario per gli Esteri hanno comunicato la loro assenza al meeting. In loro vece andrà una delegazione formata da Shankar Bairagi, ambasciatore nepalese a Parigi.  

Secondo le fonti, oltre al rispetto degli impegni riguardanti la riconciliazione post guerra civile e la compensazione delle vittime di omicidi sommari, la delegazione nepalese dovrà anche sullo stato della giustizia nel Paese. Nei mesi scorsi ha colpito  la richiesta del Premier maoista Baburan Bhattarai di interrompere le indagini sull'omicidio del giornalista Dekendra Thapa, massacrato nel 2004 a Dahilek dai quadri del suo partito.  

Fino ad ora l'Unhrc ha raccolto circa 30mila documenti su gravi violazioni del diritto internazionale durante i 10 anni di guerra civile fra maoisti e monarchia. Il dossier parla però anche dei casi di violenze e crimini avvenuti negli ultimi anni. Nel 2012 sono stati segnalati ben 3521 violazioni dei diritti umani, rispetto ai 3.039 del 2011. Di questi 2531 riguardano la regione del Terai, dove esercito e milizie paramilitari sono responsabili di rapimenti, stupri e omicidi.