Dopo l'attacco suicida, a Mosul cancellati i funerali pubblici

Il bilancio dei morti è salito a 50.


Mosul (AsiaNews/Agenzie) - I familiari delle persone uccise ieri a Mosul con un attacco suicida contro i partecipanti a un funerale, hanno deciso di cancellare una cerimonia di sepoltura comune. La decisione è stata presa dopo che nel luogo dell'attacco di ieri è scoppiato ancora un mortaio.

Il portavoce sciita ha detto che i familiari avrebbero tenuto funerali in privato, per evitare il rischio di altre bombe. Intanto, il bilancio dei morti del funerale di giovedì 10, ha raggiunto la quota di 50 morti e di 80 feriti. Al funerale di un professore di sciita, il kamikaze si è mescolato alla folla raccolta in una tenda vicino alla moschea, in attesa del pasto serale e ha fatto scoppiare la cintura esplosiva. I dottori hanno detto che il bilancio potrebbe salire ancora di più e che molti bambini, che erano al funerale, risultano ancora dispersi.

L'ennesimo attacco avviene mentre politici sciiti e kurdi sono riusciti a trovare una via per superare le differenze e comporre una nuova coalizione di governo. Moschee sciite e funerali sono divenuti obbiettivi frequenti di attacchi. Il mese scorso vari kamikaze hanno ucciso centinaia di sciiti durante le commemorazioni dell'Ashura.

Mosul rimane uno dei punti più caldi della lotta e lo scenario di molti attacchi: bombe, spari da auto in corsa, assassini si proseguono contro i servizi di sicurezza, la maggioranza sciita e persone che si pensa collaborino con le forze straniere. Secondo fonti di AsiaNews, la cosiddetta "resistenza" è fatta di ex membri del partito baath e di fondamentalisti islamici che vogliono distruggere l'attuale percorso dell'Iraq verso la democrazia.

Leadr sciiti affermano che gli attacchi sono un tentativo di provocare una guerra civile e hanno chiesto ai loro adepti di non rispondere con vendette.

Alle elezioni del 30 gennaio scorso, una maggioranza composta da diversi gruppi sciiti ha vinto più di metà dei seggi al nuovo parlamento ed è pronta a designare come primo ministro l'attuale vice-presidente Ibrahim Jaafari.

I sunniti non hanno quasi nessun rappresentante nel parlamento: pochi di loro hanno votato alle elezioni a causa dell'insicurezza e di un tentativo di boicottaggio proclamato dai partiti sunniti.

I gruppi sciiti insistono a voler trovare con i sunniti una via per collaborare al processo politico e frenare l'allargamento del conflitto etnico-religioso.