Damasco nega l’ingresso alla commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite
Il governo centrale ha definito una ‘violazione della sovranità siriana’ la richiesta d’ispezione dell’arsenale bellico avanzata da Ban Ki-moon in seguito al possibile impiego di armi chimiche nel corso della repressione. Intanto ad Aleppo si registrano alleanze inconsuete all’interno delle forze antigovernative.

Damasco (AsiaNews/Agenzie) - Nel giorno in cui l'ennesimo attentato suicida colpisce il centro di Damasco, il governo di Bashar Al-Assad chiude le porte alla commissione d'inchiesta delle Nazioni Unite, ferma a Cipro in attesa di disposizioni. Un ministro dall'identità anonima ha poi dichiarato alla Bbc che "la Siria non può accettare questo tipo di manovre da parte del Segretariato Generale, tenendo conto del ruolo negativo già giocato in Iraq".

L'inchiesta era stata aperta dalle Nazioni Unite circa un mese fa; quando nell'area di Khan Al-Assal, nelle campagne a nord di Aleppo, fonti antigovernative avevano accusato il regime dell'utilizzo di armi chimiche.

Tra le file dei ribelli si registrano invece anomale alleanze nella periferia settentrionale di Aleppo, dove sembra che nei quartieri a maggioranza curda, ribelli e milizie dell'YPG (Unità per la protezione della popolazione curda) stiano combattendo insieme contro il regime.

L'area di Sheik Maksoud sorge su un'altura strategica nel nord della città ed è teatro in questi giorni di quella che i ribelli definiscono come 'la più grande battaglia di Aleppo'. Fonti interne all'Esercito Siriano Libero riportano al giornale libanese L'Orientlejour che l'YPG, braccio armato del Partito curdo di Unione Democratica, ha fornito loro munizioni e combatte in prima linea contro il regime. "Porto i colori dei miei fratelli curdi, anche se sono arabo", dichiara alla stessa fonte un comandante ribelle che indossa un foulard giallo rosso e verde.

Fonti locali e internazionali hanno parlato in questi giorni di un'anomala condivisione della lotta al regime da parte dei ribelli e delle milizie curde, tradizionalmente contrapposte.

Un video amatoriale mostra, infatti, alcuni soldati dell'Esercito Siriano Libero mentre festeggiano la liberazione del quartiere Sheik Maksoud al fianco di miliziani curdi; un attivista siriano ha poi riferito ad AP che il nome della stessa operazione sarebbe stato 'Fraternità Curda'.

L'altura, che domina la parte nord di Aleppo, è stata vittima sabato di un raid aereo governativo nel quale hanno perso la vita quindici civili, 9 dei quali minorenni;  la rappresaglia curda avrebbe poi vendicato l'attacco uccidendo 5 soldati lealisti ad un check point.

La compartecipazione di curdi ed Esercito Siriano Libero nella lotta a Bashar Assad rappresenta un elemento di novità nell'identità del fronte d'opposizione. Un comandante dell'YPG fa sapere che la priorità rimane quella di "proteggere la nostra gente nel quartiere di Sheik Maksoud, dove il Partito curdo di Unione Democratica è radicato da anni" ma altre testimonianze, raccolte tra entrambe le file, parlano di "questione di coscienza" e di "nemico comune".

La minoranza curda, stimata tra i 30 e i 35 milioni, popola l'area geografica compresa tra Siria, Turchia, Iran e Iraq. In Siria i curdi rappresentano circa il 10% della popolazione e sono concentrati nella regione nord-orientale del paese.

Fin dal principio della rivoluzione, le milizie curde hanno sempre mantenuto una posizione neutrale, impegnandosi a difendere i propri territori da eventuali incursioni dei gruppi ribelli. Con l'inasprimento della guerra civile, nell'estate del 2012, erano state anche registrate numerose frizioni tra miliziani curdi e frange islamiste dell'Esercito Siriano Libero in prossimità di Ras al-Ain, nel nord-est del paese.