Saywan Barzani è ottimista anche dopo gli attriti tra blocco curdo e alleanza sciita sulla formazione del nuovo Governo. Tra le questioni in sospeso: il ritorno a Kirkuk dei deportati curdi.
Parigi (AsiaNews) Discussioni e trattative politiche tra sciiti e curdi sono un segno positivo di dialogo, per assicurare a tutte le comunità irakene un posto nel nuovo governo. È questo il commento ottimista di Saywan Barzani, capo del governo del Kurdistan in Europa, di stanza a Parigi, alla notizia del disaccordo tra blocco curdo e alleanza sciita sulla formazione del prossimo governo irakeno. "Trovare un compromesso tra le parti sarà difficile ha detto ma sono sicuro che la Costituente preparerà un nuovo Iraq per tutti, senza distinzioni".
Ieri sera, fonti autorevoli dei due schieramenti vincitori delle elezioni del 30 gennaio, hanno annunciato di non aver per ora raggiunto accordi in vista della prima seduta del parlamento irakeno, mercoledì prossimo. Curdi e sciiti hanno i due terzi della maggioranza nella nuova Assembela nazionale.
Barzani, nipote di Massoud Barzani, capo del Kurdistan Democratic Party, ha spiegato che gli attriti si concentrano su Kirkuk: "Noi chiediamo un impegno immediato del governo per il rientro a Kirkuk della popolazione deportata (100mila persone) sotto il regime di Saddam e il ritorno nel sud e centro Iraq dei coloni arabi". "I rappresentanti sciiti invece, dichiara Barzani, vogliono aspettare la stesura della Costituzione".
Il 16 marzo si riunirà per la prima volta il nuovo parlamento irakeno. Barzani ricorda che per il popolo curdo questa è una data particolarmente sentita in quanto ricorre il 17° anniversario della strage di Hallabija, quando Saddam Hussein uccise con armi chimiche 4-5 mila curdi.
I curdi, 3 milioni su una popolazione di 27 milioni di abitanti, chiedono: la presidenza del paese per il loro leader Jalal Talabani, i ministeri di Finanze, Interni e Difesa e l'annessione di Kirkuk nella regione federale del Kurdistan. Kirkuk è considerata dai curdi la loro vera capitale e ha nel suo territorio i più antichi pozzi di petrolio del paese.
Primo ministro potrebbe essere Ibrahim al-Jaafari, leader del partito conservatore islamico, Dawa, della maggioranza sciita.
Barzani si è detto convinto che tutti gli schieramenti si trovano d'accordo su un punto fondamentale: "La natura federale e democratica" del futuro Iraq. "I lavori per la nuova Costituzione ha aggiunto - non saranno influenzati dalle pressioni fondamentaliste per l'introduzione della legge islamica".
Secondo il rappresentante curdo, discussioni e contrasti a questo punto del processo politico non devono essere interpretate in senso negativo. "Queste - ha detto - sono la prova che c'è una volontà comune che tutti partecipino al nuovo governo, sciiti, assiri, curdi, caldei, sunniti, turcomanni". "Non sarà facile, ma non può esserci un nuovo Iraq se questo non comprenderà tutti, anche le minoranze".