Suore laotiane: testimoniare Cristo con le opere, educando bambini poveri e disabili
Suor Marie-Bruno e due consorelle operano a Luang Prabang, nel nord del Paese, dove i controlli sulle attività religiose sono serrati. Grazie alla loro “presenza”, ragazzi e ragazze appartenenti alle minoranze possono imparare un mestiere e inserirsi nella società. La vita cristiana è “difficile” ed è “proibita l’evangelizzazione”.

Vientiane (AsiaNews/EdA) - "La mia testimonianza consiste nell'essere una presenza [viva], niente più. Assieme alle altre suore che vivono con me nel nord, prestiamo grande attenzione a non violare la legge e a non parlare [apertamente] della nostra fede". È quanto racconta suor Marie-Bruno, una delle pochissime religiose autorizzate a vivere nel nord del Laos dalle autorità di Vientiane, in un'area dove la vita cristiana è "in particolar modo difficile" ed è "proibita l'evangelizzazione". La suora ha descritto la sua missione, fatta di testimonianza silenziosa fra bambini poveri o portatori di handicap in un istituto governativo a Luang Prabang, durante un convegno intitolato "La notte dei testimoni" e tenuto il 12 aprile scorso a Parigi (Francia), su iniziativa di Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs).

Suor Marie-Bruno è nata nel 1947 in una famiglia laotiana di tradizione buddista e animista, ma si è convertita in giovane età al cattolicesimo. Assieme ad altre due religiose della congregazione delle Suore della Carità di Santa Giovanna Antida Thouret, si occupa da più di cinque anni di una scuola del governo, che accoglie oltre 50 bambini sordomuti.

La religiosa conferma che "nel nord la situazione è particolarmente difficile", perché "tutte le manifestazioni esteriori della fede sono bandite: luoghi di culto, croci, immagini, libri sacri" assieme a "parole e gesti che possono essere interpretati come proselitismo". Parlando della propria opera, suor Marie-Bruno spiega che "ci occupiamo dei bambini", anche se "non possiamo impartire loro un'educazione religiosa".

Il complesso scolastico diretto dalle suore, che opera in completa autonomia finanziaria, è frutto di una collaborazione pluriennale fra le autorità locali e mons. Salvatore Pennacchio, ex delegato apostolico per il Laos e sorge all'interno di un edificio governativo. Nel loro lavoro quotidiano, le religiose operano con "estrema prudenza" e "si adattano in modo scrupoloso a tutte le direttive imposte dalle autorità". Il centro ospita soprattutto giovani appartenenti alle minoranze etniche, che offre loro la possibilità di imparare una professione - cuoco, pasticcere etc... - per integrarsi all'interno della società laotiana.

Dall'ascesa al potere dei comunisti nel 1975, con la conseguente espulsione dei missionari stranieri, la minoranza cristiana in Laos è soggetta a controlli serrati e vi sono limiti evidenti alla pratica del culto. Sebbene la Costituzione preveda la libertà religiosa, nella pratica le autorità adottano restrizioni e proibiscono qualsiasi forma di proselitismo, soprattutto nel nord, nel vicariato apostolico di Luang Prabang dove l'amministratore apostolico mons. Tito Banchong Thopanhong - vittima in passato di arresti e torture - è il solo sacerdote autorizzato a operare sul territorio, pur con enormi vincoli. Le maglie delle autorità laotiane si sono rafforzate ancor più dall'aprile 2011, in occasione di una violenta repressione della protesta promossa da alcuni gruppi appartenenti alla minoranza etnica Hmong.