Baghdad, attentati a moschee sunnite: quattro morti e 50 feriti
Nei giorni scorsi morti e feriti a Suleiman Beg e a Mosul per scontri fra gruppi sunniti ed esercito. Al Maliki: Nel conflitto, perdiamo tutti. Il petrolio di Kirkuk altro polo della contesa. Rimandate le elezioni in due province a maggioranza sunnita.

Baghdad (AsiaNews/Agenzie) - Quattro attacchi con esplosivo questa mattina hanno colpito quattro moschee sunnite di Baghdad e dintorni facendo quattro morti e una cinquantina di feriti.

Nel giorno in cui le moschee sono piene di persone, per la preghiera del venerdì, gli attentatori hanno colpito l'interno della moschea Al-Kubaisi, nella zona sud della capitale, uccidendo quattro persone e ferendone 36. Altri 11 persone sono rimaste ferite dalle bombe piazzate vicino alle moschee di Al-Shaheed Yusif  e Malik al-Ashtar, nel nord della città. Una quarta bomba è stata esplosa vicino alla moschea Al-Razzaq, nella zona nord, ferendo tre persone.

Le tensioni fra sunniti e sciiti aumentano di intensità ogni giorno. Due giorni fa, nel nord vicino a Kirkuk, i sunniti si sono scontrati con l'esercito per il controllo della città sunnita di Suleiman Beg. A Mosul i sunniti, usando gli altoparlanti della moschea, hanno invitato a combattere contro le forze di sicurezza, nel tentativo di mantenere nelle loro mani la parte occidentale della città. In entrambi gli scontri vi sono stati morti e feriti.

Suleiman Beg è ancora in mano ai gruppi armati sunniti, ma l'esercito è riuscito a riprendere il controllo di Mosul.

Il premier Nouri Al-Maliki (sciita) ha esortato alla calma, domandando agli irakeni di fermare gli estremisti. "Se si diffonde il confitto [religioso] - ha detto -  non vi saranno né vincitori, né vinti... Tutti perderanno, nel sud, nel nord, all'ovest o all'est dell'Iraq".

Il governo di Al-Maliki è accusato di discriminare i sunniti, che ai tempi di Saddam Hussein occupavano tutti i posti più in vista del potere. Baghdad accusa invece estremisti stranieri di attizzare il confronto.

La tensione si infuoca anche per la gestione delle ricchezze petrolifere di Kirkuk. I curdi vogliono gestire i proventi all'interno di una regione autonoma; il governo di Al-Maliki vuole una gestione centralizzata.

Intanto nel Paese si attendono i risultati delle elezioni provinciali tenutesi il 20 aprile scorso, le prime dal ritiro delle truppe Usa dal territorio. Prima delle votazioni vi sono stati molti episodi di violenza. Molte zone sciite sono state bombardate e 14 candidati, in maggioranza sunniti, sono stati uccisi.

Il governo ha deciso di posporre al 4 luglio le elezioni in due province, Anbar e Ninive, a maggioranza sunnita.