Amnistiato nel 2012, torna in carcere un attivista birmano: ha “accusato” la polizia
Nay Myo Zin, condannato a 10 anni per reati di opinione, era uscito di prigione nel gennaio 2012. Dopo un anno era stato fermato per aver aderito a manifestazioni di contadini e aver accusato la polizia di corruzione. In base a un nuovo provvedimento deve scontare sei anni dietro le sbarre. Ong pro diritti umani: “passo indietro” nel cammino riformista.

Yangon (AsiaNews) - Le autorità birmane hanno rispedito in carcere un ex prigioniero politico, che ha beneficiato nel recente passato dell'amnistia presidenziale e aveva potuto così lasciare la prigione. Si tratta del primo caso di detenuto per reati di opinione, imprigionato dalla dittatura militare, che viene rimesso in carcere per un reato analogo da quando è capo di Stato il riformista Thein Sein, alla guida del Myanmar dal 2011. Si tratta dell'attivista Nay Myo Zin, finito nel mirino della magistratura - secondo quanto riferiscono i parenti - per aver manifestato "critiche" all'operato della polizia birmana e per questo dovrà passare i prossimi sei anni in cella.

Le forze dell'ordine hanno arrestato Nay Myo Zin (nella foto) nel gennaio scorso, ad un anno esatto dalla liberazione, con l'accusa di aver diffamato la polizia durante una manifestazione di contadini nella cittadina di Pantanaw, divisione di Ayeyarwady, che rivendicavano i diritti sulle terre espropriate. L'attivista avrebbe accusato gli agenti di essersi fatti corrompere, per attuare il dispositivo di sequestro dei terreni. Egli è stato condannato al pagamento di una multa di 20mila kyat (circa 22 dollari) o a scontare tre mesi di prigione.

Rivendicando la propria innocenza, egli ha respinto il pagamento della somma definendola "ingiusta" ed è stato imprigionato. Secondo quanto racconta il fratello Khin Maung Htwe in un'intervista a Radio Free Asia (Rfa), mentre si trovava in carcere ha ricevuto la notifica di "esecutività" della precedente sentenza del 2011, in cui era stato condannato a 10 anni di prigione. Ora, di questi ne dovrà scontare sei.

La notizia ha destato allarme e preoccupazione nei movimenti e nelle organizzazioni a difesa dei diritti umani in Myanmar, una nazione che - dopo decenni di regime militare - si stava lentamente aprendo alla comunità internazionale. Tate Naing Tun Kyi, segretario esecutivo di Assistance Association for Political Prisoners Burma (Aapp) sottolinea che la vicenda "è un forte segnale alle migliaia di ex prigionieri politici" che dice loro "non siete affatto liberi!". È una palese violazione dei diritti, aggiunge, "e alla libera possibilità di partecipare al processo di riconciliazione nazionale e al cammino di democratizzazione" del Myanmar.

Per la liberazione di Nay Myo Zin scendono in campo attivisti e i contadini difesi in precedenza dall'uomo, che hanno lanciato una petizione rivolta al presidente Thein Sein. Sulla vicenda interviene anche uno dei leader del movimento 88 Generation Student Group, Jimmy Kyaw Min Yu, che definisce "un passo indietro" rispedire in galera un uomo che ha ricevuto l'amnistia, condannandolo a scontare buona parte della pena per cui era stato in precedenza condannato.