Sri Lanka, radicali buddisti in marcia contro le esplosioni al Bodh Gaya
di Melani Manel Perera
I monaci accusano l’India di non aver garantito la sicurezza del complesso sacro, ma l’ambasciata indiana a Colombo non li riceve. Il Dalai Lama tenta di raffreddare gli animi: “Gesto di pochi, non è grave”.

Colombo (AsiaNews) - Almeno 700 monaci di organizzazioni estremiste buddiste hanno marciato in Sri Lanka per protestare contro il governo indiano, "colpevole" di non aver garantito la sicurezza del Bodh Gaya. Ieri il folto gruppo ha raggiunto l'ambasciata di New Delhi a Colombo per presentare una petizione contro le esplosioni che hanno colpito il complesso sacro al buddismo, ma le autorità hanno respinto l'istanza.

I manifestanti sono tutti membri del Bodu Bala Sena (Bbs) e del Ravana Balaya, controverse organizzazioni buddiste la cui missione è quella di proteggere la popolazione buddista e singalese e la sua religione. Per questo, negli ultimi mesi i membri di queste formazioni hanno più volte attaccato le comunità islamiche e cristiane.

Intanto, l'India continua a indagare sulle esplosioni. Tanti i messaggi di sostegno, anche da parte dei cattolici. In Sri Lanka la Conferenza episcopale ha condannato l'attacco, esprimendo "solidarietà con i fratelli buddisti" che hanno subito l'attacco. Più cauta la reazione del Dalai Lama, leader spirituale del buddismo tibetano. L'Oceano di saggezza non ha voluto alimentare tensioni e ha dichiarato che le esplosioni potrebbero essere "un gesto di singoli, che non deve essere considerato di eccessiva gravità".

Le deflagrazioni non hanno causato danni particolari all'albero della Bodhi, situato all'interno del Bodh Gaya, dove si crede sia avvenuta l'illuminazione di Siddharta Gautama. Delle centinaia di monaci presenti nel complesso, solo due hanno riportato ferite.