Isole contese, l’affondo di Shinzo Abe: un comizio dalle Senkaku/Diaoyu
Il premier giapponese “ispeziona” due isolette nei pressi dell’arcipelago conteso con la Cina e arringa la folla: “Proteggerò la terra, la vita e le proprietà della nostra gente”. Pechino protesta, ma gli analisti sostengono che si tratti di una “mossa elettorale prima del rinnovo della Camera alta”.

Tokyo (AsiaNews) - Una nuova provocazione rischia di riaccendere le tensioni militari fra Cina e Giappone, impegnate da anni in una disputa per la sovranità di un arcipelago conteso che i nipponici chiamano "Senkaku" e i cinesi "Diaoyu". Il premier di Tokyo Shinzo Abe si è infatti recato a Ishigaki, un'isoletta molto vicina alla zona reclamata da Pechino, e lì ha parlato alla Guardia costiera locale sostenendo di essere "pronto a tutto" per difendere "la terra, la vita e le proprietà della nostra gente".

Il Giappone, ha detto Abe, "deve sostenere una situazione insostenibile dal punto di vista della sicurezza perché le navi cinesi arrivano con troppa frequenza nelle aree che circondano le nostre acque territoriali. Si tratta di una provocazione costante contro di noi, che non porterà a nulla. Farò di tutto per proteggere quello che è nostro". La visita del premier nella zona è la prima di un leader giapponese dal 1972, quando Okinawa - la prefettura più vicina alle isole - è tornata sotto il Sol Levante.

Nel settembre del 2011 l'acquisizione da parte di Tokyo di 3 delle 5 isolette da un privato ha scatenato la furia di Pechino, che ha lanciato una campagna politica e militare per rivendicare la propria sovranità sull'area. Nella contesa è presente anche Taiwan, che ha proposto ai contendenti di "sfruttare insieme, senza parlare di proprietà, le ricchezze locali".

Non è chiaro il valore dell'arcipelago. Si pensa che esso abbia anzitutto un valore strategico, trovandosi sulla rotta delle più importanti vie marittime; altri affermano che oltre alle acque ricche di pesca, nel sottofondo marino vi siano sterminati giacimenti di gas. Nel 2008, come gesto di distensione, i due governi hanno firmato un accordo per lo sfruttamento e la ricerca congiunti nell'arcipelago, che tuttavia è rimasto lettera morta.

Il raid di Abe ha provocato la reazione cinese. Hua Chunying, portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, ha dichiarato: "Continueremo a prendere tutte le misure necessarie per proteggere la nostra sovranità sulle Diaoyu. Invitiamo con forza il Giappone a rispettare la storia e a fermare queste provocazioni che cercano di azzoppare la sovranità territoriale cinese".

Secondo alcuni analisti, però, la mossa di Abe è rivolta principalmente all'interno. Il prossimo 21 luglio il Giappone vota infatti per il rinnovo della Camera alta: se il Partito liberal-democratico del premier riuscisse a vincere la contesa elettorale, si sbloccherebbe lo squilibrio fra le Camere che vige nel Paese da 6 anni. E la carta nazionalista è al momento la migliore per smuovere i voti degli indecisi.