L’influenza aviaria terrorizza il Nepal, ma il governo riapre al commercio di pollame
di Kalpit Parajuli
Dopo i primi focolai di contagio – tuttora in corso – le autorità avevano bloccato importazioni ed esportazioni per una settimana. Gli esperti: “Salvaguardano l’economia, ma non la salute della popolazione”.

Kathmandu (AsiaNews) - Il Nepal riapre oggi importazioni ed esportazioni di pollame, nonostante quasi ogni giorno si registrino nuovi casi di influenza aviaria nel Paese. La popolazione si dice "terrorizzata" dalla minaccia di contagio e gli esperti accusano il governo di voler "salvaguardare l'economia anziché la salute della gente". Per giustificare la decisione le autorità hanno annunciato di voler eliminare 6 milioni di polli, e che almeno un milione di esemplari verrà allevato nella grande valle nei pressi della capitale per monitorarne la crescita.

Proprio ieri un gruppo di scienziati ha confermato il primo caso di trasmissione umana diretta in Cina del virus H7N9, ceppo evoluto dell'influenza aviaria, che dallo scorso marzo ha ucciso più di 40 persone in tutta l'Asia.

Dopo la scoperta di alcuni focolai di contagio nella periferia di Kathmandu, una settimana fa il governo aveva bloccato il commercio di pollame e succedanei, ordinando l'eliminazione di 200mila esemplari. Nell'annunciare la riapertura del mercato, Narayan Ghimire - portavoce dell'Animal Health Directorate of Nepal - ha spiegato: "Il governo continuerà a controllare le zone a rischio, ma ha ritirato il bando per salvare investimenti da milioni di dollari. Il nostro Paese ha un'economia povera, e se continuassimo con il divieto perderemmo troppi soldi".

Tuttavia, il Department of Livestock Services ha dichiarato che c'è un alto rischio di trasmissione su esseri umani. "Ci sarebbe bisogno - spiegano gli esperti - di un bando di almeno 21 giorni per monitorare la situazione".

L'allevamento di pollame rappresenta il 2% del Pil del Nepal, e circa 50mila persone lavorano in questo settore.