Dal Sudan armi pesanti per i ribelli siriani
Gli armamenti sono di fabbricazione cinese. Fra essi anche batterie missilistiche antiaeree. Khartoum nega qualsiasi coinvolgimento nel conflitto siriano. Le divisioni fra le fazioni ribelli e gli interessi dell’Iran lasciano nel limbo qualsiasi azione diplomatica per un cessate il fuoco.

Damasco (AsiaNews/Agenzie) - Armi leggere, missili anticarro e sistemi di difesa antiaerei sono alcuni degli armamenti inviati ai ribelli siriani dal governo sudanese. Secondo un'analisi pubblicata di recente, la maggior parte delle armi è di fabbricazione cinese. Per aggirare l'embargo il governo di Khartoum spedisce i container in Qatar, il quale pensa a smistarli alle milizie che ne fanno richiesta con la complicità del governo turco.

I principali finanziatori del materiale sono: Qatar, Emirati Arabi Uniti, Giordania e Arabia Saudita. Interrogati sul caso, i funzionari sudanesi continuano a negare qualsiasi coinvolgimento nella guerra civile siriana. Sid Imad Ahmad, portavoce del presidente Omar Hassam al-Bashir, sostiene che "il Sudan non ha mai inviato armi alla Siria".  Al-Sawarmi Khalid Saad, portavoce delle forze armate sudanesi, ha aggiunto: "Non abbiamo alcun interesse a sostenere i gruppi in Siria, soprattutto se gli esiti dei combattimenti non sono chiari. Queste accuse sono destinate a danneggiare le nostre relazioni con gli altri Paesi".

La continua vendita di armi ai ribelli siriani e all'esercito di Assad - che vede fra i partner di spicco Stati arabi, Turchia e ora anche gli Usa nei confronti dei ribelli e Russia e Iran per Assad - rende sempre più incerto il ritorno ad un approccio diplomatico per fermare la guerra civile, costata la vita a oltre 100mila persone in due anni.

Nonostante il suo aperto sostegno militare al governo Assad, Mosca spinge per una conferenza di pace in Siria. Nei giorni scorsi, Gennady Gatilov, vice ministro degli Esteri russo, ha affermato che diversi colloqui fra le parti sono attesi per la fine del mese di agosto, in preparazione della conferenza di Ginevra 2, che mira a portare sullo stesso tavolo i capi della ribellione e membri del governo Assad. Secondo il diplomatico, l'incontro si terrà con ogni probabilità in ottobre.

Lega Araba e Stati Uniti rimangono scettici. Alla conferenza dovrebbe partecipare anche l'Iran, da sempre grande sostenitore della famiglia Assad. Al problema iraniano, si aggiungono anche le grandi divisioni all'interno delle oltre 60 fazioni ribelli, composte per almeno il 50% da miliziani stranieri islamisti. Essi combattono contro l'ala laica dei ribelli, volendo costruire in Siria uno Stato islamico e non una repubblica. Per questo non hanno alcun interesse a mettere la parola fine sul bagno di sangue.