Siria, bond e squilibri economici: parte il G20 di San Pietroburgo
Le economie di Stati Uniti, Europa e Giappone hanno ripreso a crescere; ma le nazioni in via di sviluppo rallentano a causa delle politiche della Fed. Sull’intervento armato contro Damasco il mondo si spacca e Washington sembra rimanere sola. Il summit dei 20 Grandi dipinge un pianeta sempre più diviso.

San Pietroburgo (AsiaNews/Agenzie) - La crescita economica nel mondo sviluppato, i problemi finanziari delle nazioni emergenti e l'intervento armato in Siria sono i temi che domineranno gli incontri del G20 che si apre questa mattina in Russia. I leader delle 20 economie più sviluppate al mondo sono più fiduciosi riguardo i propri sistemi bancari, e Stati Uniti, Europa e Giappone hanno finalmente ripreso a crescere.

Ma c'è timore per le nazioni emergenti, che per anni hanno aiutato la ripresa dell'economia globale: la loro crescita rallenta, il denaro degli investitori sta cambiando direzione e i costi per ottenere prestiti crescono, anche a causa dei maggiori tassi di interesse imposti negli Stati Uniti. Il risultato è un mondo molto più diviso rispetto a quello degli ultimi summit del Gruppo: una disparità che potrebbe portare a conseguenze inaspettate.

Oltre all'economia ci sono diverse questioni che si imporranno sull'agenda degli incontri. Una di queste è la minaccia di un attacco militare guidato dagli Usa contro la Siria in risposta a quelli che l'amministrazione Obama ha definito "attacchi chimici mortali" sul territorio nazionale. Il presidente russo Vladimir Putin, alleato del presidente siriano Bashar al Assad e ospite dell'incontro internazionale, ha chiesto a Obama di riconsiderare l'azione militare. Alcune nazioni potrebbero anche presentare le proprie lamentele riguardo allo spionaggio compiuto dalla Nsa, l'Amministrazione per la sicurezza nazionale americana.

I problemi che stanno colpendo Paesi emergenti come India, Indonesia e Turchia presentano poi una sfida fondamentale. Tali problemi derivano in parte dalle aspettative sul comportamento della Federal Reserve, che presto dovrà rallentare i suoi acquisti di obbligazioni mensili. Gli acquisti di obbligazioni sono stati concepiti per mantenere i tassi di debito americani a livelli bassissimi per stimolare la crescita. Di conseguenza, i tassi Usa a lungo termine sono aumentati in attesa che la Fed rallenti il suo acquisto di bond. Questi tassi più elevati, a loro volta, hanno spinto gli investitori a portare il proprio denaro via dai Paesi in via di sviluppo per investirli in beni degli Stati Uniti. Questo ha provocato uno shock valutario: la rupia indiana, la rupia indonesiana e il reale del Brasile, tra gli altri, sono crollati. La rupia ha toccato il minimo storico contro il dollaro la settimana scorsa.

A causa di tutto ciò, i leader del G20 saranno chiamati a rispondere alle preoccupazioni dei Paesi in via di sviluppo nella loro dichiarazione finale. Zhu Guangyao, vice ministro cinese delle Finanze, dice che gli Stati Uniti "devono considerare l'effetto di ricaduta" provocato dal rallentamento del piano di acquisto di bond: "Anche se è solo un piano o un pensiero, è necessario avere più comunicazione". La Cina non è così vulnerabile alle politiche della Fed come gli altri Paesi, dato che limita la capacità della sua moneta di fluttuare e ha sigillato il suo sistema finanziario dai flussi dei capitali globali.