Il Patriarca Kirill a Obama: Niente attacco alla Siria
di Nina Achmatova
Dopo la lettera del Papa a Putin, il leader della Chiesa ortodossa russa si unisce agli appelli dei capi spirituali di tutto il mondo per evitare una soluzione militare alla crisi. Nonostante il ruolo di primo piano di Mosca nella crisi, i russi si interessano poco degli sviluppi nel Paese mediorientale.

Mosca (AsiaNews) - Non ha aderito ufficialmente alla veglia di preghiera indetta dal Papa per la pace in Siria, ma ora la Chiesa ortodossa russa si unisce al coro dei leader religiosi di tutto il mondo che, rivolgendosi direttamente alla politica, chiedono di fermare un possibile intervento militare contro Damasco. In occasione dell'anniversario degli attentati dell'11 settembre 2001 negli Usa, il patriarca di Mosca e di tutte le Russie Kirill ha inviato un messaggio al presidente Barack Obama, invitandolo a fermare i piani militari contro il regime di Bashar al-Assad e denunciando i rischi di una instabilità ancora più ampia nella regione.

Nel suo messaggio, pubblicato sul sito del Patriarcato di Mosca, Kirill ha chiesto al capo della Casa Bianca di "dare ascolto alle voci dei capi religiosi che in maniera unanime si oppongono a ogni interferenza militare nel conflitto siriano" e lo ha invitato a fare ogni sforzo "per iniziare al più presto negoziati di pace". Il leader degli ortodossi russi si è detto "profondamente allarmato" dai piani del Pentagono di colpire la Siria e ha messo in guardia dalle possibile conseguenze: "Senza dubbio, questo porterà ulteriori sofferenze al popolo siriano", che già vive un "Golgota quotidiano".

Facendo eco alle dichiarazioni della diplomazia russa, il Patriarca ha ricordato che "un intervento esterno può portare al potere le forze radicali, che non saranno in grado e né vorranno assicurare l'armonia interconfessionale nella società siriana". In questo caso - ha denunciato, come già fatto in passato - la popolazione cristiana "finirà sotto la minaccia di un totale stermino o di un'espulsione".

 Il Patriarca ha poi invitato a cogliere "le opportunità apertesi per una soluzione diplomatica", riferendosi all'iniziativa russa di porre sotto controllo internazionale le armi chimiche in Siria. Di questo discuteranno oggi, 12 settembre, a Ginevra i capi delle diplomazie russa e americana, Serghei Lavrov e John Kerry.

A detta del giornale russo Kommersant, Mosca ha già presentato a Washington un piano in quattro punti e che prevede, secondo le indiscrezioni: l'ingresso di Damasco nell'Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche (Opac); la dichiarazione da parte della Siria della localizzazione degli arsenali e il loro luogo di produzione; l'ingresso degli ispettori dell'Opac e la scelta, in collaborazione con gli ispettori, su come distruggere le armi.

Nonostante il ruolo attivo del loro Paese nei tentativi internazionali di trovare una soluzione pacifica al conflitto, la situazione in Siria interessa però poco ai russi, i quali per la maggior parte non si schierano né con il regime, né con i ribelli. Secondo un recente sondaggio dell'istituto indipendente Levada Center, solo l'8% dei russi sta seguendo gli sviluppi della situazione in Siria; il 52% li conosce "un po'", mentre il 39% non ne sa proprio nulla. Il 51% degli intervistati ha detto di non schierarsi con nessuna delle parti in conflitto. La maggior parte ha un approccio indifferente o semplicemente pragmatico alla posizione del Cremlino rispetto al conflitto: il 34% degli intervistati è convinto che Mosca non debba sostenere nessuna delle parti, ma solo cercare di trarre vantaggio dalla situazione. La stessa percentuale di persone ha risposto di non avere nulla da dire. Il 21% si è espresso a favore del sostegno a Damasco e l'11% vorrebbe vedere la Russia schierata con l'Occidente.