L'Adb riduce le prospettive di crescita dei Paesi asiatici emergenti
La regione (escluso il Giappone) dovrebbe crescere del 6% nel 2013; del 6,2 nel 2014. In luglio le previsioni erano del 6,2 nel 2013 e del 6,4 nel 2014. L'influenza del rallentamento cinese e indiano. Crescita difficile anche per Thailandia, Indonesia e Malaysia. Occorrono importanti riforme per una crescita a lungo termine

Manila (AsiaNews/Agenzie) - Un rallentamento dell'economia cinese e indiana, oltre alle difficoltà degli Stati Uniti e dell'Europa portano l'Asian Development Bank (Adb) a ritoccare al ribasso la crescita dei Paesi asiatici emergenti (tutti, meno il Giappone). L'ente con base nelle Filippine, prevede una crescita del 6% nel 2013 e del 6,2 nel 2014. In luglio l'Adb aveva previsto una crescita del 6,3 nel 2013 e 6,4 nel 2014.

A pesare sulle previsioni vi sono i problemi interni delle società asiatiche, oltre a un abbassamento del loro export verso Usa ed Europa. In più l'Adb prevede come molto probabile una riduzione del programma di aiuto che la Federal Reserve ha attuato in questi anni sull'economia americana (Quantitative easing, QE).

Nel rapporto diffuso ieri, l'Adb  afferma che quest'anno la Cina, seconda economia mondiale, potrebbe crescere del 7,6% , dato che il suo governo deve tentare di fermare una bolla creditizia e un giro incontrollato di prestiti. L'India potrebbe espandersi fino al 4,7, dovendo lottare con infrastrutture deboli e una riduzione degli investimenti.

La banca mette anche in guardia i Paesi del Sudest asiatico, dove si prevedono scarsi risultati per Thailandia, Indonesia e Malaysia, a causa di un indebolimento delle esportazioni.

Per l'Adb, la rallentata crescita "mette in luce il bisogno di puntare a riforme ormai necessarie in aree quali gli investimenti diretti dall'estero; lo sviluppo delle infrastrutture; la consolidazione fiscale; i programmi di protezione sociale" nella regione. Queste riforme - secondo l'Adb - sono fondamentali per una crescita a lungo termine.