Russia, dai libri di storia per le scuole spariscono oligarchi e proteste anti-Putin
di Nina Achmatova
Presentate le linee guida di quello che sarà il manuale unificato per medie e superiori. Polemica sull'approccio al periodo post-sovetico. Anche la Chiesa è pronta a dire la sua.

Mosca (AsiaNews) - Il presidente Vladimir Putin dovrà approvare oggi, 31 ottobre, il documento che riassume le linee guida sulla base delle quali dovrà essere redatto il manuale unico di storia per le scuole medie e superiori russe. Lo ha reso noto un portavoce della Società storica russa. L'iniziativa, voluta dal Cremlino, è molto controversa e ha sollevato le critiche di chi vi vede il tentativo di Mosca di imporre una versione "governativa" degli eventi, in stile propaganda sovietica.

Da quanto riportano i media russi, il capitolo che riguarderà la storia della Russia post-sovetica potrebbe essere quello con maggiori tagli. Il giornale online Polit.ru scrive che verrà del tutto omessa la guerra tra oligarchi degli anni '90 per l'accaparramento delle risorse del Paese con il sistema delle privatizzazioni e il loro successivo allontanamento forzato dalla politica russa, operato dallo stesso Putin. Anni di lotte violente, crimini e accordi tra mondo del business e stanze del potere - continua il giornale - vengono riassunti, nelle linee guida per il manuale, con un generico "impostazione dello Stato sul tema della responsabilità sociale delle imprese". A ogni modo la Russia post-soveitica è l'unica epoca che verrà trattata senza analisi o interpretazioni, ci tengono a far sapere i media ufficiali.

L'iniziativa del manuale unificato, ordinata da Putin lo scorso febbraio ma di cui si parlava già nel 2007, ha raccolto numerose critiche nel mondo scientifico. Il capo di Stato russo aveva chiesto di ricevere entro il primo novembre proposte sul nuovo libro di testo, denunciando come "assolutamente inammissibile" il numero di manuali di storia in uso nelle scuole della Federazione, salito da 41 a 65 dall'inizio dell'anno scorso.

Nelle scorse settimane c'erano già state polemiche sul fatto che il 'manuale unificato' si prefiggesse di arrivare fino al 2012, facendo entrare nella storia l'era di Putin. A detta di alcuni esperti, valutare e analizzare gli ultimi tredici anni è ancora prematuro. Altri hanno suggerito di fermarsi al 2000, e di preparare poi una sezione a parte sull'epoca Putin dove elencare i fatti, ma senza interpretazioni. Le agenzie di stampa russe ricordano che in giugno sia il ministro dell'Istruzione sia quello della Cultura avevano espresso la necessità di fissare al 2000 il limite di tempo nello studio della storia nazionale.

Anche se non si può dire di essere davanti a una 'revisione' radicale dei curricula scolastici, alcuni cambiamenti sono destinati a far discutere: il gioco tartaro-mongolo diventa quello dell'Orda d'oro (per compiacere gli storici tartari), la 'Grande Rivoluzione socialista d'Ottobre' sarà 'la Grande Rivoluzione del 1917', dal periodo 1929-1941 sparisce il titolo 'socialismo staliniano' (che resta però nel testo) e non si fa cenno al numero delle vittime delle purghe di un leader, che però si riconosce ha messo in atto una dittatura. Omesse anche le manifestazioni di protesta che hanno accompagnato il ritorno al Cremlino di Putin nel 2012. Si parla in generale di proteste pro e contro il governo.

Le linee guida stabiliscono una ventina di argomenti riconosciuti come "controversi", permettendo agli insegnanti di affrontarli con diverse interpretazioni. Si tratta del ruolo di Stalin, dei costi della Seconda guerra mondiale e della situazione economia e politica del Paese negli anni 2000.

L'iniziativa, fanno notare gli analisti, rientra nella più vasta politica di Mosca di creare una forte identità nazionale, basata da una parte sui valori cristiani e dall'altra sulla vittoria nella II Guerra Mondiale, chiudendo invece un occhio sui crimini e le atrocità dell'epoca sovietica.

Ora verrà aperto un bando per redigere il libro e anche la Chiesa russo ortodossa ha promesso di voler dire la sua, soprattutto sul periodo sovietico, non disposta ad accettare eventuali omissioni o approcci superficiali ai crimini e alle repressioni messe in atto dal regime.