Manila (AsiaNews/Agenzie) - A quasi una settimana dal disastro portato dal tifone Haiyan, la voglia di vivere e di ricostruire da parte dei sopravvissuti si scontra con la confusione e i ritardi nella distribuzione degli aiuti.
Squadre di emergenza, organizzazioni non governative, militari, commissioni governative estere si affollano a Manila e soprattutto nel piccolo aeroporto di Tacloban, il capoluogo dell'isola di Leyte, fra le più colpite. Gli aerei arrivano carichi di personale e aiuti - soprattutto cibo, acqua e sacche per le salme - e ripartono carichi di feriti e sfollati.
Il governo filippino deve fare i conti con il più devastante disastro naturale della sua storia: 2300 morti registrati; 3853 feriti; 11,5 milioni di persone colpite; 545mila sfollati; 240mila case distrutte; 4,1 miliardi di pesos (94,2 milioni di dollari usa) di danni alle infrastrutture e ai raccolti agricoli.
Le squadre di soccorso e gli aiuti trovano ancora difficoltà a muoversi: strade distrutte, o ostacolate dalle macerie; mancanza di veicoli; mancanza di carburante. I bisogni sono così numerosi ed enormi e i mezzi a disposizione sono ancora così pochi che - come confermano alcune testimonianze - lo stesso camion deve essere usato in parte per caricare le salme; in parte per portare l'acqua e il cibo ai sopravvissuti.
Gli scampati al tifone cercano di riprendere a vivere spazzando le macerie, ricostruendo le baracche di legno, raccogliendo i morti in qualche luogo comune.
Poiché la distribuzione degli aiutiva a rilento, vi sono notizie di "assalti" a supermercati, saccheggi nelle case o ai disttributori di benzina ancora in piedi per avere cibo, acqua e carburante per cucinare.
Tecson John Lim, sindaco di Tacloban, spiega che almeno il 90% della città è stata distrutta dal tifone e che per ora solo il 20% dei 200mila abitanti riesce a ricevere gli aiuti. Anche per questo la gente si dà al saccheggio. "Il saccheggio - egli dice - non è espressione di criminalità, ma desiderio di auto-conservazione".
La necessità di un maggiore coordinamento è sempre più urgente anche perché diversi Paesi hanno promesso l'invio di militari come squadre di soccorso.
Gli Stati Uniti faranno arrivare entro oggi la portaerei George Washington, che potrà servire come base per gli elicotteri usati per distribuire gli aiuti; in più, gli oltre 5mila soldati potranno aiutare nelle operazioni di soccorso.
Anche il Giappone sta inviando 1000 soldati, oltre a navi ed aerei e ha già inviato gruppi di medici nella zona, oltre a una donazione di 10milioni di dollari.
La Cina ha deciso di donare 10milioni di yuan (circa 1, 64 milioni di dollari Usa) in materiale per l'emergenza; l'Indonesia ha donato un milione di dollari. Intanto tre sue navi militari stanno arrivando a Cebu portando razioni di cibo, tende e medicine.
Secondo Cesar Purisima, ministro filippino delle finanze, il Prodotto interno lordo della zona colpita si ridurrà del 10%. La regione segnata dal tifone contribuisce al 12,5% della ricchezza nazionale.