Dhaka (AsiaNews) - Più di 200 fabbriche tessili riaprono oggi a Dhaka, dopo l'accordo sul salario minimo siglato ieri dai proprietari degli impianti con il primo ministro Sheikh Hasina. Gli imprenditori hanno accettato di aumentare del 77% lo stipendio base di un lavoratore non qualificato, portando la busta paga a 5.300 taka (68 dollari) al mese. Tuttavia, una fonte locale di AsiaNews, anonima per motivi di sicurezza, avverte: "Per il momento si tratta di una promessa. Bisogna aspettare e vedere le prossime buste paga. Già in passato i padroni avevano assicurato aumenti, che non sono mai arrivati".
In un primo momento, i lavoratori avevano chiesto di portare il salario minimo a 8.114 taka (100 dollari), ma i proprietari si erano rifiutati. Il governo è intervenuto tramite una commissione speciale, che ha convinto gli imprenditori a firmare l'accordo dei 5.300 taka. La fonte di AsiaNews spiega però che "l'esecutivo può dare delle direttive, ma nella pratica sono i proprietari delle fabbriche a decidere. E poi bisogna vedere che scelte faranno in seguito".
Di per sé, sottolinea la fonte, "la proposta è positiva, ma i proprietari potrebbero aumentare i salari e mandare a casa parte degli operai. Se prima la manodopera costava poco e quindi potevano permettersi molti dipendenti, adesso faranno i calcoli in base all'aumento accordato. Se prima un lavoro lo facevano in tre, presto potrebbero farlo in due. Così da rientrare nei costi".
La richiesta di un aumento del salario minimo è giunta dopo i disastri della Tazreen Fashion e del Rana Plaza, che hanno "svelato" le condizioni degradanti in cui gli operai sono costretti a lavorare.
Dopo la Cina, il Bangladesh è il secondo esportatore di vestiti al mondo e l'industria tessile rappresenta oltre il 10% del Pil nazionale. Il Paese conta circa 4.500 fabbriche, che danno lavoro a oltre 2 milioni di persone, il 70% delle quali sono donne.