Bangkok, manifestanti antigovernativi assediano il quartier generale dell’esercito
Un migliaio di persone ha fatto irruzione nella sede dei militari.I manifestanti chiedono ai generali se saranno “col popolo o col dittatore”. Gli oppositori chiedono le dimissioni dell’esecutivo e la formazione di un “consiglio del popolo”. Le manifestazioni potrebbero aumentare nel fine settimana, prima dello stop in vista del compleanno del re.

Bangkok (AsiaNews/Agenzie) - Un migliaio di manifestanti anti-governativi, giunti oggi al sesto giorno consecutivo di protesta, hanno fatto irruzione nel quartier generale dell'esercito a Bangkok, chiedendo il sostegno dei militari nella lotta per le dimissioni dell'esecutivo thai. Sventolando bandiere e drappi, gli oppositori si sono ammassati sul prato all'interno del compound, situato nel quartiere storico della capitale, riparandosi dal sole con ombrelli colorati. "Vogliamo sapere se l'esercito - ha dichiarato Amorn Amornrattananont, uno dei leader della protesta - starà col popolo o col dittatore". Al momento non vi è ancora una presa di posizione ufficiale dei vertici dell'esercito, anche se la stessa Primo Ministro ha escluso più volte l'uso della forza per disperdere i manifestanti.

Obiettivo delle sommossa popolare le dimissioni del governo guidato dalla premier Yingluck Shinawatra, accusata di essere un "pupazzo" nelle mani del fratello Thaksin, multimiliardario ed ex Primo Ministro, in esilio per sfuggire a una condanna a due anni di carcere. In realtà, l'attuale governo è stato eletto nel 2011 in modo democratico nel 2011, gode di consenso in ampie parti della Thailandia e ieri ha superato in modo netto una mozione di sfiducia presentata dalle opposizioni in Parlamento (297 voti contro 134).

Le proteste degli anti-governativi - un mix di esponenti della classe media, monarchici e abitanti delle zone a sud del Paese - sono le più imponenti dal 2010, quando il regno è stato sconvolto da una serie di manifestazioni concluse con un bagno di sangue e la morte di 90 civili. I dimostranti, decine di migliaia finora, invocano la fine del "regime dei Thaksin" che andrebbe sostituito - senza passare da una consultazione elettorale - con un cosiddetto. "consiglio del popolo".

Insieme ai militari, centinaia di oppositori si sono radunati all'esterno della sede del Puea Thai, il partito di governo della Shinawatra; una "sfida aperta" all'esecutivo e alla sua leader, che continua a invocare il dialogo per una soluzione pacifica della controversia. Ieri hanno tagliato la corrente al quartier generale della polizia di Bangkok, in un chiaro atto di provocazione verso uno dei simboli dell'autorità nel Paese. In precedenza erano stati presi di mira ministeri, sedi governative e amministrazioni locali in diverse province meridionali.

La tensione sembra destinata a salire ancor più nel fine settimana, quando i leader della protesta - fra cui l'ex vice-premier Suthep Thaugsuban - terranno imponenti manifestazioni; una tentativo di forzatura finale, prima del tradizionale momento di "calma e rispetto" che accompagna le celebrazioni per il compleanno (5 dicembre) del re Bhumibol Adulyadej.

La Thailandia è teatro dal 2006, con la caduta dell'esecutivo guidato da Thaksin, di proteste cicliche e manifestazioni pubbliche che contribuiscono ad alimentare l'instabilità politica e sociale. A innescare l'ultimo scontro una proposta di legge governativa sull'amnistia, che avrebbe (fra gli altri) concesso l'opportunità a Thaksin Shinawatra di rientrare dall'esilio. La proposta, respinta di recente dalla Camera alta del Parlamento (il Senato), ha fatto infuriare anche i sostenitori dell'esecutivo, perché avrebbe concesso il perdono ai responsabili dei massacri del 2010. Per il governo della premier Yingluck è il momento più critico dall'ascesa al potere nel 2011.