Papa: La Chiesa non è un rifugio per gente triste, è la casa della gioia!
Francesco, prima dell'Angelus della terza domenica di Avvento, ricorda ai fedeli che "la gioia cristiana, come la speranza, ha il suo fondamento nella fedeltà di Dio, nella certezza che Lui mantiene sempre le sue promesse". Subito dopo la preghiera mariana il Papa benedice i "Bambinelli", le statuine di Gesù bambino che andranno poi messe nel presepe: "Quando pregherete davanti al presepe, ricordatevi anche di me come io mi ricordo di voi".

Città del Vaticano (AsiaNews) - La Chiesa "non è un rifugio per gente triste. La Chiesa è la casa della gioia! Ma quella del Vangelo non è una gioia qualsiasi. Trova la sua ragione nel sapersi accolti e amati da Dio". Lo ha detto papa Francesco prima dell'Angelus di oggi, terza domenica di Avvento o "della gioia", rallegrato anche dalla presenza dei bambini romani arrivati in piazza San Pietro per farsi benedire i "Bambinelli", le statuine di Gesù bambino che verranno poi poste nei presepi. A loro il pontefice dice: "Quando pregherete davanti al vostro presepe, ricordatevi anche di me, come io mi ricordo di voi. Vi ringrazio, e buon Natale!".

Sotto la pioggia che inizia a cadere - il Papa conforta i presenti dicendo "mi spiace che siate sotto l'acqua, ma io sono con voi, siete coraggiosi!" - Francesco dice: "Oggi è la terza domenica di Avvento, detta anche 'domenica Gaudete', domenica della gioia. Nella liturgia risuona più volte l'invito a gioire, a rallegrarsi, perché il Signore è vicino. Il Natale è vicino. Il messaggio cristiano si chiama "Evangelo", cioè "buona notizia", un annuncio di gioia per tutto il popolo; la Chiesa non è un rifugio per gente triste, la Chiesa è la casa della gioia! e coloro che sono tristi, trovano in essa la gioia. trovano in essa la vera gioia".

Ma quella del Vangelo, riprendere il Papa, "non è una gioia qualsiasi. Trova la sua ragione nel sapersi accolti e amati da Dio. Come ci ricorda oggi il profeta Isaia (cfr 35,1-6a.8a.10), Dio è colui che viene a salvarci, e presta soccorso specialmente agli smarriti di cuore. La sua venuta in mezzo a noi irrobustisce, rende saldi, dona coraggio, fa esultare e fiorire il deserto e la steppa, cioè la nostra vita quando diventa arida, senza l'acqua della Parola di Dio e del suo Spirito d'amore. Per quanto siano grandi i nostri limiti e i nostri smarrimenti, non ci è consentito essere fiacchi e vacillanti di fronte alla difficoltà e alle nostre stesse debolezze. Al contrario, siamo invitati ad irrobustire le mani, a rendere salde le ginocchia, ad avere coraggio e non temere, perché il nostro Dio mostra sempre la grandezza della sua misericordia".

Il pontefice parla poi a braccio per sottolineare proprio questo concetto: "Lui ci dà la forza per andare avanti, Lui è sempre con noi, per aiutarci ad andare avanti: un Dio che ci vuole tanto bene, ci ama. E per questo è con noi, per aiutarci e irrobustirci e andare avanti. Coraggio, sempre avanti! Grazie al suo aiuto noi possiamo sempre ricominciare da capo. Qualcuno può dirmi: padre, io ne ho fatte tante, sono un gran peccatore, non posso ricominciare da capo. Sbagli, tu puoi perché Lui è vicino a te, ti dà a forza di ricominciare da capo. Siamo capaci di riaprire gli occhi, superare tristezza e pianto e intonare un canto nuovo".

E questa gioia vera "rimane anche nella prova, anche nella sofferenza, perché non è superficiale, ma scende nel profondo della persona che si affida a Dio e confida in Lui. La gioia cristiana, come la speranza, ha il suo fondamento nella fedeltà di Dio, nella certezza che Lui mantiene sempre le sue promesse. Il profeta Isaia esorta coloro che hanno smarrito la strada e sono nello sconforto a fare affidamento sulla fedeltà del Signore, perché la sua salvezza non tarderà ad irrompere nella loro vita. Quanti hanno incontrato Gesù lungo il cammino, sperimentano nel cuore una serenità e una gioia di cui niente e nessuno potrà privarli. La nostra gioia è Gesù Cristo, il suo amore fedele e inesauribile! Perciò, quando un cristiano diventa triste, vuol dire che si è allontanato da Gesù. Ma allora non bisogna lasciarlo solo! Dobbiamo pregare per lui, e fargli sentire il calore della comunità".

La Vergine Maria, conclude il Papa, "ci aiuti ad affrettare il passo verso Betlemme, per incontrare il Bambino che è nato per noi, per la salvezza e la gioia di tutti gli uomini. A lei l'Angelo disse: «Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te» (Lc 1,28). Lei ci ottenga di vivere la gioia del Vangelo in famiglia, al lavoro, in parrocchia e in ogni ambiente. Una gioia intima, fatta di meraviglia e di tenerezza. Quella che prova una mamma quando guarda il suo bambino appena nato, e sente che è un dono di Dio, un miracolo di cui solo ringraziare!".