Vescovi contro la bonifica anti-ecologica della baia di Manila
In una lettera aperta al presidente Aquino, 21 prelati chiedono di interrompere progetti che rischiano di compromettere l'ecosistema della baia di Manila. Si tratta di 38 interventi che destano "profonde perplessità" anche fra scienziati e ambientalisti. Il capo dello Stato, avverte l'episcopato, deve guardare al "bene comune" non a "interessi finanziari".

Manila (AsiaNews/EdA) - In una lettera aperta al presidente Benigno Aquino, 21 vescovi filippini - fra i quali il card Luis Antonio Tagle - chiedono di interrompere i progetti di bonifica della baia di Manila, che rischiano di alterare per sempre il delicato eco-sistema ambientale della zona. Nella missiva, redatta il 19 novembre ma pubblicata solo in questi giorni, i prelati manifestano le loro "più profonde perplessità" in merito a 38 interventi in corso, destinati a "rinnovare" in toto la zona costiera della capitale. Secondo i programmi, le opere di bonifica dovrebbero permettere l'avanzamento di ampie porzioni di terra, a discapito del mare. Tuttavia, avvertono i vescovi, l'opera nel suo complesso rischia di avere "conseguenze drammatiche" per la natura e le persone.

Nel quadro del Piano nazionale di bonifica, il governo Aquino vuole lanciare 102 progetti di urbanizzazione, che copriranno 38mila ettari di litorale, di cui il 70% (pari a 38 progetti e una superficie di quasi 27mila ettari) nella sola baia di Manila. Di questi 38 progetti, ve ne sono tre in particolare che sollevano preoccupazione e profonde perplessità fra i prelati, sostenuti da autorevoli studi scientifici e dalle battaglie di gruppi ambientalisti.

Il primo riguarda la costruzione di un gigantesco parco giochi e turismo a Manila, grande oltre 148 ettari e ribattezzato "Solar City"; il secondo dovrebbe occupare 300 ettari a Las Pinas/Paranaque; il terzo si estenderà anch'esso su una superficie di 300 ettari a Pasay. Le ultime due località sono comprese nell'area metropolitana della capitale filippina.

Contando sui risultati emersi da ricerche scientifiche approfondite, i 21 vescovi mettono in guardia l'esecutivo contro i pericoli derivanti dalla bonifica indiscriminata della baia. Essa peggiorerà gli effetti di inondazioni già di per sé catastrofiche, che si ripetono a fasi cicliche nelle zone interessate. Allo stesso modo, le porzioni di terra rubate al mare saranno ancor più esposte a piogge violente e agli allagamenti improvvisi che accompagnano sempre i tifoni, come è avvenuto nel 2011 per il ciclone Pedring e nel novembre di quest'anno col devastante tifone Yolanda. Infine, le infiltrazioni continue di acqua nella terra, dove si poggiano le fragili fondamenta di edifici e costruzioni, non lascerà alcuna possibilità di resistenza ai violenti terremoti che colpiscono queste regioni.

Non è la prima volta che movimenti ambientalisti, Chiesa cattolica filippina e Ong internazionali intervengono facendo fronte comune su temi sensibili, chiedendo di concentrare gli sforzi sullo sviluppo delle "ricchezze culturali" che già offre il territorio. Un discorso che vale ancor più per la baia di Manila, che va salvaguardata e valorizzata piuttosto che mettere in pericolo il litorale a causa di un "degrado irrecuperabile dell'ambiente".

Nella lettera inviata al presidente Aquino, i vescovi si chiedono se l'autorizzazione che ha dato il via libera ai progetti non sia solo "determinata da meri interessi finanziari"; i prelati ricordano i doveri ai quali è vincolati il capo dello Stato, che sono anche quelli di "garantire il bene comune", non guardare a profitti di cui beneficiano solo i promotori dei (presunti) programmi di sviluppo della baia.  Infine, assicurando ad Aquino le "loro preghiere", i prelati concludono l'appello dicendosi certi che egli saprà adottare "la soluzione migliore" per risolvere un problema che preoccupa "tutta la popolazione filippina".