Papa alla Curia romana: Siate come san Giuseppe, silenzioso e necessario al servizio della Chiesa
Nell'udienza alla Curia romana, per lo scambio di auguri natalizi, papa Francesco sottolinea la professionalità, il servizio e la santità come le qualità del membro della Curia. Attenzione alla "mediocrità" e al ridurre la Curia a una "pesante dogana burocratica". E soprattutto, fare "obiezione di coscienza alle chiacchiere!". Il saluto a mons. Pietro Parolin, nuovo segretario di Stato.

Città del Vaticano (AsiaNews) -  San Giuseppe, "così silenzioso e così necessario accanto alla Madonna"; la "sua premura per la sua Sposa e per il Bambino" dicono "tanto sul nostro servizio alla Chiesa". Così papa Francesco ha concluso il suo augurio ai superiori e agli officiali della Curia romana, incontrati stamane nella sala Clementina.

Quello di vivere il Natale "spiritualmente vicini a san Giuseppe" è solo la conclusione del suo discorso, letto stando in piedi. In precedenza, dopo il saluto del decano del collegio cardinalizio, card. Angelo Sodano, il pontefice ha espresso anzitutto il suo "grazie" a tutti i suoi collaboratori: "Vi ringrazio - ha detto - per il vostro servizio di ogni giorno: per la cura, la diligenza, la creatività; per l'impegno, non sempre agevole, di collaborare nell'ufficio, di ascoltarsi, di confrontarsi, di valorizzare le diverse personalità e qualità nel rispetto reciproco".

Un grazie particolare egli lo ha espresso verso coloro che vanno in pensione. Il papa ha ricordato soprattutto quelli che hanno lavorato "per tanti anni e con tanta dedizione, nel nascondimento". E, a braccio, ha aggiunto che nella Curia vi sono molti "santi", come ha spesso "ricordato anche in pubblico".

La testimonianza nel "nascondimento" e nella "discrezione", nella "professionalità" e nel "servizio" sono le caratteristiche che egli ha indicato come le qualità del membro della Curia.

"La professionalità - ha spiegato - significa competenza, studio, aggiornamento... Questo è un requisito fondamentale per lavorare nella Curia. Naturalmente la professionalità si forma, e in parte anche si acquisisce; ma penso che, proprio perché si formi, e perché venga acquisita, bisogna che ci sia dall'inizio una buona base".

L'altra caratteristica "è il servizio, servizio al Papa e ai Vescovi, alla Chiesa universale e alle Chiese particolari. Nella Curia Romana si apprende, 'si respira' in modo speciale proprio questa duplice dimensione della Chiesa, questa compenetrazione tra universale e particolare; e penso che sia una delle esperienze più belle di chi vive e lavora a Roma: 'sentire' la Chiesa in questo modo".

Senza professionalità - ha sottolineato Francesco - "si scivola verso l'area della mediocrità. Le pratiche diventano rapporti di 'cliché' e comunicazioni senza lievito di vita, incapaci di generare orizzonti di grandezza".

Senza servizio alla Chiesa universale e particolare, "cresce la struttura della Curia come una pesante dogana burocratica, ispettrice e inquisitrice, che non permette l'azione dello Spirito Santo e la crescita del popolo di Dio".

Parlando poi della "santità", come la qualità fondamentale che sostiene il lavoro curiale, egli si è soffermato sulla "obiezione di coscienza alle chiacchiere!". Il tema delle "chiacchiere" è stato spesso affrontato dal pontefice nelle sue omelie quotidiane alla casa Santa Marta, rivolte spesso ai membri degli uffici curiali.

"Noi - ha aggiunto il papa - giustamente insistiamo molto sul valore dell'obiezione di coscienza, ma forse dobbiamo esercitarla anche per difenderci da una legge non scritta dei nostri ambienti che purtroppo è quella delle chiacchiere. Allora facciamo tutti obiezione di coscienza; e badate che non voglio fare solo un discorso morale! Le chiacchiere danneggiano la qualità delle persone, del lavoro e dell'ambiente".

All'incontro con la curia era presente per la prima volta in modo ufficiale, mons. Pietro Parolin, al quale il pontefice ha rivolto un saluto particolare, ricordando che egli "ha bisogno delle nostre preghiere!".

Alla fine del suo discorso, il papa ha salutato uno ad uno tutti i presenti, scambiando alcune frasi con ciascuno.