Sri Lanka: portare il Natale tra i bambini indù, ancora vittime della guerra civile
di Melani Manel Perera
Il Center for Society and Religion (Csr) ha organizzato un evento per alcuni profughi di guerra tamil, per "insegnare a grandi e piccoli come lavorare e vivere insieme, senza barriere e divisioni". I bambini hanno inscenato canti e balli tradizionali, con l'aiuto delle suore della Sacra Famiglia.

Colombo (AsiaNews) - "Natale è un momento di celebrazione e condivisione, in cui insegnare a grandi e piccoli come lavorare e vivere insieme, senza barriere e divisioni". Così p. Ashok Stephen, direttore del Center for Society and Religion (Csr), spiega ad AsiaNews lo spirito con cui la sua associazione ha organizzato un raduno di Natale per alcuni profughi tamil di guerra (Internally Displaced People, Idp). A gioire di questa iniziativa sono stati soprattutto i bambini, quasi tutti di religione indù, che hanno danzato e cantato in abiti tradizionali per celebrare la nascita di Gesù.

Il raduno si è svolto il 21 e il 22 dicembre scorsi in una scuola tamil di Nedurnkerni e vi hanno partecipato un centinaio di persone, vittime di guerra. La maggior parte dei bambini sono orfani di padre, e le loro madri sono costrette a fare piccoli lavori per poterli mantenere.

È importante, spiega il sacerdote ad AsiaNews, "formare dei cittadini che non si preoccupano delle differenze di razza, casta o religione, perché siamo tutti figli di Dio. Per fare questo, bisogna imparare sin da piccoli, ed eventi come questo sono un buon modo".

I bambini si sono esibiti in spettacoli sulla natività, canti e danze, imparati con l'aiuto delle suore della Sacra Famiglia. Alcune religiose della congregazione - insieme a una Missionaria della Carità e a due volontari laici del Csr - prestano servizio in queste comunità, dedicandosi in particolare all'apostolato educativo e spirituale.

"Anche se siamo indù - spiegano le madri di alcuni bambini - siamo contenti di ricevere il sostegno e i consigli delle suore e dei padri. Ci aiutano a ricostruire le nostre vite martoriate. Abbiamo bisogno di un futuro, e grazie a loro possiamo farcela".