Saigon: contro i cattolici minacce e pressioni delle autorità per i terreni contesi
di HT
Al centro della controversia la parrocchia di Thủ Thiêm e gli edifici usati da un gruppo di religiose. I vertici del Distretto 2 intendono impossessarsi dell’area, nonostante la presenza centenaria della comunità cristiana, in violazione ai diritti e alla Costituzione. I fedeli accusano l’amministrazione di Ho Chi Minh City di “coprire gli abusi” e affossare “tradizioni storiche e culturali”.

Ho Chi Minh City (AsiaNews) - Le autorità del Distretto numero 2 di Ho Chi Minh City vogliono espropriare terreni e proprietà dell'arcidiocesi di Saigon, cacciando due istituti religiosi centenari per dar vita a un progetto di "Nuova urbanizzazione". Al centro della contesa la parrocchia di Thủ Thiêm, al servizio della comunità da oltre 150 anni, e gli edifici occupati dalle religiose della congregazione Amanti del Sacro Cuore (fra cui una cappella molto frequentata) sempre a Thủ Thiêm, presenti nell'area da 173 anni. Già a dicembre il distretto locale del Comitato popolare comunista aveva emesso un'ordinanza di sequestro, la numero 4825/UBND; ora intende imprimere un'accelerata all'operazione ed espropriare i cattolici del suolo e dei relativi annessi. 

Per i vertici della comunità cattolica il sequestro va contro le leggi statali e costituisce una "violazione palese alla libertà religiosa". Le autorità del distretto non possono disporre di liquidazioni ed espropri di terreni, per questo la direttiva dei vertici comunisti della zona rappresenta un "colpo di mano" attuato mediante "persuasione, coercizione e minacce" contro due istituti religiosi. 

Negli ultimi tempi i membri del Distretto 2 hanno prima cercato di approfittare di un periodo di malattia del card card. Jean Baptist Phạm Minh Mẫn per negoziare la vendita dei beni, mettendo pressioni sul porporato perché desse il via libera all'operazione. Per i terreni e annessi della parrocchia di Thủ Thiêm, circa 4mila metri quadrati, avrebbero offerto circa 750mila dollari; poco più di un milione e 300mila, invece, per gli oltre due ettari appartenenti alla congregazione femminile.

In un secondo momento hanno attuato vere e proprie minacce e coercizioni nei confronti di un sacerdote (J.B. Lê Đăng Liêm), mentre si trovava in condizioni fisiche precarie in un letto di ospedale. Tuttavia, il parroco di Thủ Thiêm non si è piegato e ha risposto loro che era "pronto al martirio per la parrocchia e la Chiesa del Vietnam". 

Un fedele della parrocchia di Thủ Thiêm spiega ad AsiaNews che l'amministrazione di Ho Chi Minh City ha "coperto gli abusi commessi dai vertici del Distretto 2" e che questi, come sempre accade quando si tratta di soldi e affari, non esitano a perpetrare ogni forma di abusi e violazioni dei diritti. Gli fa eco un altro parrocchiano, secondo cui "le autorità cittadine reputano più importante il denaro delle tradizioni storiche e culturali". I progetti di urbanizzazione, avvertono i cittadini, distruggeranno l'ambiente, inquineranno ancor più l'area e recheranno maggiori danni alla popolazione, in particolare le nuove generazioni. 

Negli ultimi anni la Chiesa vietnamita e la comunità cattolica si sono più volte scontrate con le autorità per vicende legate al possesso dei terreni e degli edifici, la maggior parte dei quali dal grande valore storico e artistico. Del resto l'annosa questione delle proprietà (terriere e non) nel Paese è fonte di ripetuti abusi ed espropri forzati verso singoli e comunità; una pratica che non viola solo il diritto e la Costituzione, ma rappresenta anche un freno notevole allo sviluppo economico della nazione. E l'allarme non viene solo dai vertici ecclesiastici, ma dagli stessi esperti della Banca mondiale, secondo cui il fenomeno può innescare "rivolte sociali". 

Oggi in Vietnam, a fronte di una popolazione di circa 87 milioni di persone, i buddisti sono il 48%; i cattolici poco più del 7%, seguiti dai sincretisti al 5,6%; infine, vi è un 20% circa che si dichiara ateo. Pur essendo una minoranza (sebbene significativa), la comunità cristiana è attiva in particolare nei settori dell'educazione, sanità e sociale. Di contro, la libertà religiosa è in costante diminuzione: l'introduzione del Decreto 92 ha imposto, di fatto, maggiori controlli e restrizioni alla pratica del culto, che è sempre più vincolata ai dettami e alle direttive del governo e del Partito unico comunista.