Bangkok, il governo accelera per il voto. Violenze nella notte contro i manifestanti
L’esecutivo, pur rilanciando l’offerta di dialogo, conferma l’intenzione di andare alle urne il prossimo 2 febbraio. L’opposizione respinge la proposta di confronto. Due dimostranti feriti (in modo lieve) con colpi di arma da fuoco. Fonti di AsiaNews: Situazione di stallo e rimpallo di responsabilità; riforma della Costituzione per rimodernare il Paese.

Bangkok (AsiaNews) - Il governo thai conferma che le elezioni politiche si terranno il prossimo 2 febbraio come annunciato nelle scorse settimane, nonostante la "resa dei conti finale" promessa dagli oppositori che dal 13 gennaio intendono "paralizzare" le attività a Bangkok. Nelle ultime ore si sono verificati due episodi di violenza, con il ferimento di due manifestanti - colpiti da arma da fuoco - e l'esplosione di un ordigno (bomba rudimentale o un grosso petardo) nei pressi di una delle abitazioni dell'ex Primo Ministro e capo dei democratici Abhisit Vejjajiva. Le vittime hanno riportato ferite lievi e già nelle prime ore della mattinata sono state dimesse dai sanitari che le hanno curate. Da circa due mesi i manifestanti anti-governativi, guidati da Suthep Thaugsuban, sono scesi in piazza per costringere l'esecutivo alle dimissioni.

I leader della protesta, sostenuti dalle élite economiche e finanziarie della capitale, invocano la formazione di un "Consiglio del popolo" a cui dovrebbe essere affidato il compito di avviare le riforme e sradicare l'influenza del "regime dei Thaksin" dal Paese. In realtà, l'obiettivo è quello di fermare i successi elettorali della famiglia Shinawatra - prima Thaksin, ora la sorella Yingluck - che da almeno dieci anni trionfano alle urne grazie al consenso nelle aree urbane più povere e tra i contadini del nord; un successo, secondo i critici, macchiato da "voto di scambio" e corruttela diffusa.

Esecutivo e oppositori si rimpallano le accuse di provocazioni e cresce il timore di una possibile escalation di violenze. Tuttavia il Primo Ministro Yingluck ribadisce con forza il proposito più volte affermato di voler "mantenere la stabilità politica" per tutelare l'economia e, al contempo, "preservare la democrazia" nel Paese. 

Una fonte istituzionale di AsiaNews a Bangkok, che chiede l'anonimato per sicurezza, sottolinea che vi sono molte ombre sulle elezioni, poiché "in molti seggi non si sono svolte le registrazioni secondo procedura" e il voto rischia di essere "invalidato" col solo risultato di "bruciare miliardi di bath". Al centro vi è una battaglia per il potere finora vana delle opposizioni, che non hanno mai saputo "conquistare il comando attraverso le urne"; dall'altra parte, governo e premier "hanno commesso errori negli ultimi mesi", come il tentativo di approvare "un'amnistia che avrebbe consentito il ritorno in patria di Thaksin" e gettato un colpo di spugna "su processi e condanna" a suo carico. 

Il nodo della controversia ruota attorno al sistema democratico e all'attuale Costituzione, opera dei militari in passato e incapace di garantire oggi "un vero equilibro" fra poteri: esecutivo, legislativo, giudiziario e - dietro le quinte - l'esercito. Per l'esperto il solo modo che ha Suthep per affermarsi "è il colpo di mano dei militari", perché "se si andasse a nuove elezioni perderebbe comunque". L'intervento dell'esercito verrebbe giustificato da un'escalation di violenze, che "fornirebbe il pretesto" per intervenire. Tuttavia, sinora le contrapposizioni non sono degenerate e restano da valutare gli sviluppi nei prossimi giorni. 

Da questo scontro frontale, chiarisce la fonte, potrebbe emergere un "interessante esperimento democratico" se le varie leadership saranno in grado di "confrontarsi e riformare il Paese" senza arrivare alle violenze. Il confronto non interessa solo i sostenitori delle diverse fazioni, ma tocca gli accademici, gli studiosi e quanti chiedono a gran voce di mettere mano alla Carta fondante dello Stato e riequilibrarne i vari poteri. "Questo elemento rappresenterebbe una svolta per la Thailandia - conclude la fonte - anche se al momento non si intravedono margini di dialogo fra governo e opposizioni".